Vertenza sindacale della badante: cosa fare
In Italia, esiste un vero e proprio esercito di badanti e di collaboratori domestici che aiutano nella gestione di persone anziane, non autosufficienti o parzialmente autosufficienti. Eppure secondo alcune stime la metà di esse lavora in nero, quindi senza un regolare contratto di assunzione, e senza le tutele che vi sono collegate.
Con il termine vertenza sindacale facciamo riferimento ad un procedimento che viene avviato, da parte del lavoratore, contro il datore di lavoro.
Obbiettivo del procedimento è quello di cercare di far valere i propri diritti di lavoratore, ad esempio nei casi in cui si presume ci sia stata una violazione del contratto (o addirittura il contratto non esiste). Questo strumento può anche evitare di arrivare in tribunale, con i costi e le lungaggini che sono note.
Non è un caso che oggi l’intervento dei sindacati, nel mondo del lavoro domestico, sia davvero enorme: le vertenze sindacali sono frequenti in questo tipo di settore, perché ci sono numerosi contrasti che possono sorgere fra la badante e il datore di lavoro, specialmente quando il contratto non esiste. Le irregolarità tipiche del settore, insomma, ne fanno uno dei più prolifici per quanto riguarda le vertenze sindacali.
Fra i motivi del litigio, ferie non pagate, irregolarità contrattuali, straordinari che vengono retribuiti, ore di riposo non osservate e ovviamente, se si tratta di lavoro in nero, mancato pagamento dei contributi.
Insomma, la vertenza sindacale è una situazione nella quale nessun datore di lavoro vorrebbe trovarsi, ma in certi casi gestirla bene evita di dover portare i panni sporchi in tribunale. In che modo gestire quindi la vertenza sindacale con la badante?
Gestire la vertenza sindacale della badante
Uno dei motivi che negli ultimi anni ha portato alla crescita esponenziale del fenomeno delle vertenze sindacali consiste nel fatto che il badante o la badante può denunciare se il datore di lavoro non rispetta il contratto e quanto previsto dal CCNL di riferimento.
Non si tratta però di una azione legale: anzi, la vertenza sindacale ha come scopo principale quello di cercare un accordo fra datore di lavoro e lavoratore, evitando di perdere tanto tempo e soldi in tribunale con le cause del lavoro.
Quindi si tratta di un conflitto fra le parti che viene gestito dai sindacati.
La badante che ritiene che i suoi diritti siano stati lesi può quindi rivolgersi ai sindacati e fare una denuncia per aprire la vertenza sindacale: il sindacato ha lo scopo di giungere alla c.d. conciliazione, ovvero ad una risoluzione della questione fra le parti senza intervento di avvocati o giudici.
La vertenza sindacale può essere iniziata dalla badante durante o anche dopo la fine del rapporto di lavoro (ed è anzi questo il caso più tipico, statistiche alla mano).
La vertenza sindacale è un primo step che ha obbiettivo di trovare un accordo bonario fra le parti, ma laddove ciò non dovesse avvenire, il sindacato può iniziare una causa in tribunale contro il datore di lavoro, utilizzando i propri avvocati. Questo avviene nei casi più gravi nei quali il datore di lavoro o il lavoratore non riescono proprio a mettersi d’accordo.
Ma evitare la vertenza sindacale è possibile?
Con qualche strategia giusta, si può portare alla riduzione della vertenza sindacale e dei problemi che essa comporta.
Prevenire è sempre meglio e disporre un contratto chiaro e in regola con la legge è il modo migliore per prevenire contrasti. Il contratto deve rispettare il CCNL di riferimento e deve essere più chiaro possibile.
Dove c’è massima chiarezza nei doveri e diritti della badante, ci sarà anche una minore possibilità di contestazione.
I pagamenti devono essere assolutamente regolari e trasparenti, fatti in modo tracciabile in modo che non ci possa essere alcuna contestazione degli stessi. Lo stesso, ovviamente, vale per tutto ciò che riguarda il pagamento dei contributi.
Se si ha assunto una badante in nero, e si teme una vertenza sindacale, la cosa migliore da fare è procedere il prima possibile alla regolarizzazione.