Tutelarsi dalle badanti: come fare
Il ricorso all’ausilio delle badanti e di altre forme di collaborazione domestica, oggi, è straordinariamente diffuso. Ciò a causa anche dell’aumento dell’età media della popolazione, ma anche del fatto che spesso i famigliari delle persone anziane e non più del tutto autosufficienti non hanno tempo e possibilità di badare personalmente ai loro cari.
Per questo motivo, per cercare di gestire al meglio un caro anziano fra impegni famigliari e lavorativi, tempo libero, gestione della casa, sempre più persone assumono badanti e collaboratori domestici, per poche ore al giorno o per un’assistenza continuativa, notte inclusa.
Le badanti o collaboratori domestici sono lavoratori domestici che vengono assunti per badare ad una persona non autosufficiente o parzialmente autosufficiente: l’assistenza può essere di vario tipo a seconda delle sue condizioni, la badante può semplicemente fare compagnia ed aiutare nello svolgimento dei compiti quotidiani, oppure può assistere in via continuativa l’anziano – anche di notte – fare la spesa, pulire la casa, badare all’assunzione dei farmaci, svolgere commissioni e via dicendo.
Questo ha senza dubbio il vantaggio di evitare, fintanto che sia possibile, di trasferire l’anziano dalla sua casa in una struttura – che ha dei costi maggiori, ma che soprattutto non sempre rappresenta la soluzione migliore per una persona anziana. Se il ricorso all’uso di badanti e collaboratori domestici è molto diffuso, le statistiche dicono anche che questo è uno dei settori dove più spesso si riscontra il lavoro in nero.
Per tanti motivi: alcune persone pensano che i costi di assunzione regolare del personale siano troppo elevati, altri vogliono una soluzione che non impegni troppo dal punto di vista burocratico o vogliono risparmiare. Fatto sta che il numero di badanti e collaboratori domestici/colf in Italia assunti in nero è davvero molto elevato, anche se non sempre abbiamo una chiara idea dei numeri.
Le persone che assumono badanti in nero spesso si pongono domande: come tutelarsi in caso in cui la badante voglia esser assunta in modo regolare? Come fare nel caso in cui si arrivi, per vari motivi, ad un contenzioso con il lavoratore?
Ecco qualche informazione che può esservi utile se volete stare più tranquilli.
I rischi della mancata assunzione
Quali sono concretamente i rischi della mancata assunzione di una badante che, quindi, risulta assunta in nero? In primo luogo sappiamo che assumere in nero una badante è contro la legge.
Una badante assunta in modo regolare ha diritto alla retribuzione e al versamento dei contributi, completamente in regola. Tuttavia succede spesso che il datore di lavoro, d’accordo con la badante, opti per una più economica assunzione in nero.
In questo caso, se viene scoperto, ci sono delle conseguenze dal punto di vista fiscale, civile, ed in alcuni casi ci possono essere anche profili di reato. Pensiamo all’ipotesi di assunzione in nero come badante di una straniera, extracomunitaria e senza permesso di soggiorno: si tratta di una ipotesi di reato.
E se la badante si fa male durante il lavoro, ad esempio subisce un infortunio, ma non è assunta regolarmente?
In questo caso, sarebbe priva delle tutele che sono previste dall’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro.
Non è poi così raro infine che la badante decida di agire in giudizio contro il datore di lavoro per vedersi riconosciuto il rapporto di lavoro e di conseguenza far emergere la situazione di nero, e questo può comportare gravi conseguenze fiscali per il datore di lavoro (si pensi all’omesso versamento dei contributi dell’INPS).
In questi casi, chi deve dimostrare l’esistenza del rapporto di lavoro e come? Vediamolo nel prossimo paragrafo.
Inquadramento del rapporto e onere della prova
Una colf, badante o assistente domestico svolge un lavoro che in genere prevede un vincolo di subordinazione. Per questo motivo, la costituzione di un rapporto di lavoro con un collaboratore domestico, per poter sussistere, richiede la dimostrazione dell’esistenza di un vincolo di subordinazione che consiste nella condizione di soggezione personale del lavoratore al datore di lavoro, il quale spiega il suo potere direttivo.
Ci sono alcuni indici che sono utilizzati per capire quando si è di fronte effettivamente ad un lavoro subordinato: ad esempio la presenza di un orario che sia stato pattuito fra le parti, il fatto che la prestazione di lavoro sia continuativa, la retribuzione in forma regolare.
In caso in cui la badante assunta in nero decidesse di rivolgersi contro il datore di lavoro per far valere la sua assunzione e chiedere la regolarizzazione, la legge prevede che l’onere della prova del fatto che esistesse un rapporto di lavoro subordinato grava sulla badante (nel corso del relativo giudizio).
Come mi difendo dalla badante in giudizio?
Attenzione; allo Stato non importa se sia datore di lavoro sia badante fossero d’accordo sul fatto di lavorare in nero al momento dell’assunzione. Infatti ciò che conta è solo l’emersione del lavoro nero (ed il lavoratore è considerata parte debole) senza alcun interesse circa la preesistenza di un accordo fra le parti, non essendo esso legale, in questo caso.
Capiamo bene quindi che ‘difendersi dalla badante’ non è possibile per il datore di lavoro, se la persona assunta in nero decide di far valere i propri diritti nelle sedi legittime.
L’unico modo per tutelarsi dalla badante è quello di assumerla il prima possibile pagandola in maniera regolare e versando i contributi, in questo modo ci si mette al riparo da contestazioni che possono essere anche molto pesanti.
Per difendersi contro una badante che, ad esempio, si sia rivolta in giudizio contro di te, conviene assumere un avvocato per badanti. Ricordiamo che spetta alla badante l’onere di provare l’esistenza del rapporto di lavoro, anche con prove testimoniali.
In ogni caso non è facile difendersi da eventuali prove che vengano portate dalla badante. Non sarà comunque facile, a fronte delle prove, per il datore di lavoro, cercare di ribattere dicendo, ad esempio, che la persona interessata abbia prestato il suo lavoro a mero titolo gratuito.
Proprio per la difficoltà che comporta difendersi in un eventuale giudizio contro la badante, è sempre bene optare per una regolarizzazione del contratto e dei versamenti contributivi.