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Guida alla riforma della cittadinanza Italiana

avvocato Angelo Massaro 723

Riforma della cittadinanza italiana, tutto quello che occorre sapere

Cittadinanza italiana al voto: cosa cambia tra ius soli, ius scholae e ius culturae

Entro la fine di settembre, un’iniziativa popolare ha raccolto oltre 630.000 firme per chiedere un referendum che possa rivedere la legge italiana sulla cittadinanza, in vigore dal 1992. Di recente è stata anche avanzata una proposta per l’introduzione dello ius Italiae. Ma quali sono le caratteristiche e le differenze tra i vari approcci alla cittadinanza, come lo ius soli, ius sanguinis, ius scholae, ius culturae e il nuovo ius Italiae?

In Italia, il tema dell’acquisizione della cittadinanza è da sempre al centro di dibattiti giuridici e sociali. Attualmente regolata dalla legge n. 91 del 1992, la cittadinanza italiana si basa prevalentemente sul principio dello “ius sanguinis”, ovvero l’acquisizione della cittadinanza per discendenza da genitori italiani.

Tuttavia, recenti proposte legislative e una possibile modifica normativa, oggetto di un prossimo referendum, stanno riconsiderando i criteri per ottenere lo status di cittadino italiano, soprattutto in favore delle seconde generazioni di stranieri nati o cresciuti nel Paese.

Analizziamo le differenze tra i vari modelli di acquisizione della cittadinanza e la nuova proposta di legge conosciuta come *ius Italiae*.

Ius Sanguinis: Il principio attuale

L’Italia adotta principalmente il criterio dello “ius sanguinis” per la trasmissione della cittadinanza. Questo principio stabilisce che un individuo acquisisce la cittadinanza italiana se è figlio di almeno un genitore italiano, indipendentemente dal luogo di nascita.

Ciò significa che un bambino nato all’estero da genitori italiani è automaticamente cittadino italiano. Un caso peculiare riguarda i discendenti di italiani emigrati all’estero: questi possono richiedere la cittadinanza italiana a patto che riescano a dimostrare la continuità di discendenza e che nessun avo abbia rinunciato alla cittadinanza nel corso delle generazioni.

Questo sistema di trasmissione non ha limiti temporali, permettendo ai discendenti di mantenere il legame con l’Italia anche a distanza di generazioni, purché vi sia una prova documentale della discendenza e della cittadinanza degli avi.

Ius Soli: Cittadinanza per Nascita sul Territorio

Diversamente dallo ius sanguinis, il principio dello “ius soli” prevede che la cittadinanza venga acquisita semplicemente in virtù della nascita su un territorio statale, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.

Questo modello è prevalente in molte nazioni occidentali, come Stati Uniti, Canada e Regno Unito, ma in Italia lo “ius soli” è applicato solo in casi eccezionali, come per i figli di apolidi o di genitori sconosciuti.

Ius Scholae: Una proposta per le seconde generazioni

Il principio dello “ius scholae” è stato introdotto nel dibattito giuridico italiano come soluzione per regolare la situazione dei minori stranieri nati o arrivati in Italia in tenera età.

Secondo questa proposta, un minore straniero potrebbe ottenere la cittadinanza italiana se, oltre ad essere nato in Italia o ad essere arrivato nel Paese entro i 12 anni, ha completato almeno cinque anni di istruzione in scuole italiane. Sebbene questa proposta sia stata accolta con favore da alcuni settori della politica, non è stata ancora approvata in via definitiva.

Ius Italiae: La nuova proposta di riforma

Il Referendum del 2025

Nel contesto di queste proposte legislative, un referendum popolare potrebbe svolgersi nel 2025 per chiedere una modifica della legge attuale. La proposta referendaria, che ha già raccolto oltre 600.000 firme, mira a ridurre i tempi necessari per la richiesta di cittadinanza da parte degli stranieri residenti in Italia, portandoli da 10 a 5 anni.

Se approvato, il referendum rappresenterebbe un cambiamento significativo nel panorama giuridico italiano, semplificando l’accesso alla cittadinanza per milioni di stranieri, soprattutto per coloro che risiedono in Italia da molti anni o che hanno figli nati e cresciuti nel Paese.

Sicuramente il tema della cittadinanza in Italia è complesso e in continua evoluzione. La pluralità di modelli proposti – dallo ius sanguinis allo ius soli, fino alle più recenti proposte dello ius scholae e dello ius Italiae – dimostra l’esigenza di adeguare le leggi alle nuove realtà sociali e demografiche.

L’esito del referendum del 2025 e l’eventuale approvazione delle proposte di riforma potrebbero segnare un importante passo avanti verso una cittadinanza più inclusiva e accessibile per le seconde generazioni di stranieri in Italia.

Come funziona nei principali Paesi Europei

Analisi comparata con gli altri sistemi giuridici della cittadinanza

Cittadinanza Francese

In Francia la cittadinanza può essere concessa in tre modi diversi, a cominciare da quello della filiazione (il cosiddetto ‘ius sangiunis’) e della nascita (lo ‘ius soli’), ma anche in seguito a matrimonio con cittadino francese o ancora per naturalizzazione in base a provvedimento delle autorità preposte.

France

cittadinanza francese

Nel primo caso sarà francese chi sia figlio legittimo o naturale di una coppia nella quale almeno uno sia cittadino francese, ma anche chi sia soggetto di adozione piena da parte di un cittadino francese. Ed è francese anche chi nasce in Francia da cittadini apolidi o di genitori sconosciuti.

Inoltre ogni bambino nato in Francia da cittadini stranieri acquisisce la cittadinanza al compimento della maggiore età sempre che abbia soggiornato in maniera stabile per almeno 5 anni. Criterio richiesto anche per il coniuge di un cittadino francese, che dovrà anche dimostrare una conoscenza sufficiente della lingua e per chi presenti domanda di naturalizzazione. Anche in Francia è prevista la possibilità della doppia cittadinanza.

Cittadinanza Tedesca

In Germania vige lo ‘ius sanguinis’, sempre che almeno uno dei genitori sia cittadino tedesco e qualora il padre non sia coniugato con la madre ci dovrà comunque essere il suo riconoscimento.

Al contempo vige dal 2000 lo ‘ius soli’ sempre che uno dei genitori risieda in maniera stabile e legale nel Paese da almeno otto anni e benefici del soggiorno a tempo indeterminato.

La naturalizzazione può essere invece richiesta da chi si è stabilito in maniera stabile nel Paese per almeno otto anni e comunque comporta la perdita della cittadinanza originaria perché in Germania non è ammessa quella doppia.

Cittadinanza Inglese

Infine nel Regno Unito tutti i minori nati nel territorio locale saranno britannici se lo è almeno uno dei genitori, oppure se uno di essi si sia stabilito nel Regno Unito a tempo indeterminato.

In caso contrario, si potrà presentare domanda se entro il compimento dei 18 anni uno dei genitori sia nel frattempo diventato cittadino britannico, oppure se il minore abbia risieduto per almeno dieci anni in maniera stabile nel Regno Unito.

È prevista anche l’acquisizione della cittadinanza per matrimonio con un cittadino britannico o per chi risieda in maniera stabile da al,meno 5 anni, ma bisognerà superare due prove, quella di conoscenza della lingua inglese, scozzese o gallese a seconda della residenza e conoscenza delle istituzioni civili e sociali, britanniche.

Le precedenti proposte di riforma della cittadinanza

Di fronte a fenomeni reali come quello dell’immigrazione verso l’Italia negli ultimi anni serviva anche una riforma della cittadinanza reale e per questo sono stati individuati due principi fondamentali, quello rappresentato dal legame con il territorio in cui si vive in maniera stabile, ma anche quello con l’istruzione, rappresentati dallo ‘ius soli’ e dello ‘ius culturae’.

Ius Soli

In particolare nel primo caso il disegno di legge attualmente in discussione prevede che acquisti la cittadinanza italiana anche chi è nato nel nostro Paese da genitori stranieri, almeno uno dei quali possegga il diritto di soggiorno permanente oppure il permesso di soggiorno per lungo periodo, possibili soltanto per chi abbia vissuto legalmente in Italia per almeno cinque anni, abbia un reddito non inferiore al versamento annuo dell’assegno sociale, abiti in un alloggio corrispondenti ai requisiti di idoneità previsti dalla legge e abbia superato un test di conoscenza della lingua italiana.

cittadinanza

ius soli minori

Fatti salvi tutti questi requisiti, con lo ‘ius soli’ per i minori deve essere espressa chiaramente la volontà da parte di un genitore oppure di chi esercita questo ruolo, mentre per i maggiorenni sino a 20 anni sarà necessaria la loro dichiarazione sempre di fronte ad un pubblico ufficiale di stato civile italiano.

Con la riforma cambia il termine della dichiarazione di volontà da parte dello straniero nato in Italia, che dopo il compimento dei 18 anni passa da uno a due anni.

Ius culturae

Nuovo è invece il concetto di ‘ius culturae’ che allarga gli orizzonti della cittadinanza: ne possono beneficiare tutti i minori stranieri nati in Italia oppure entrati entro il compimenti dei 12 anni e che acquisiranno la cittadinanza se abbiano frequentato in maniera regolare e continuativa un percorso formativo scolastico di almeno 5 anni sul territorio nazionale (e se si tratta di istruzione primaria occorre essere stati promossi).

Anche in questo caso comunque è necessaria l’espressione esplicita della volontà.

Nuova cittadinanza per naturalizzazione

La terza possibilità è la naturalizzazione, concessa per naturalizzazione ai cittadini stranieri entrati in Italia prima del compimento dei 18 anni e residenti legalmente qui da almeno sei anni, sempre che abbiano frequentato regolarmente un ciclo scolastico conseguendo il titolo di studio. In questo caso però serve un decreto firmato dal Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’Interno.

cittadinanza italiana
cittadinanza italiana

I numeri della cittadinanza italiana per gli stranieri

Per capire quali siano i possibili impatti della riforma sulla popolazione globale italiana, basta esaminare l’ultimo rapporto ISTAT datato ottobre 2015: i cittadini non comunitari diventati italiani sono passati da meno di 50 mila nel 2011 ad oltre 120 mila nel 2014 con un incremento del 143%.

In particolare sono saliti da circa 10 mila a quasi 48 mila dal 2011 al 2014 gli stranieri che in Italia hanno acquisito la nostra cittadinanza per trasmissione diretta da pare dei genitori insieme a coloro che al compimento del 18° anno scelgono di diventare italiani.

Il maggior numero delle domande è stato presentato nelle regioni del Nord Ovest e del Nord Est, con fanalino di coda le regioni meridionali. Così non stupisce che le province con maggiori richieste siano state Milano, Torino, Brescia, Treviso e Vicenza, oltre a Roma, con una lieve preminenza degli uomini che sono il 52% e per i quali il criterio prevalente è quello della residenza, mentre per le donne è la trasmissione da parte dei genitori.

Quanto alle origini dei richiedenti, in testa cittadini marocchini con 29.025 acquisizioni di cittadinanza nel 2014, seguiti da albanesi (21.148) e ancora originari del Bangladesh (5.323) e India (5.015) mentre i cittadini cinesi che hanno presentato domanda sono soltanto poco più di 1.400.

In ogni caso la legge italiana ammette la possibilità di conservare la doppia cittadinanza, anche se chi stabilisce la propria residenza all’estero può rinunciare a quella italiana.

Per avere un preventivo sulla pratica di cittadinanza italiana, scrivici..

avvocati studio legale Imperia Sanremo

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    8 Comments

    8 Comments

    1. utente cittadinanza ha detto:

      Hello,am ..a Ghanaian,I entered Italy in 2003 and hold a permanent residence card but got a residence card (Carta di identity) in 2009 is it possible for me to obtain Italian citizenship?

    2. cittadinanza ha detto:

      Boa tarde! Se um casal estiver na Itália com o visto de trabalho e lá tiverem um filho, essa criança terá a nacionalidade italiana? E os pais poderão continuar na Itália até a criança completar 18 anos ou 20 anos?

      Grata!

      Buon pomeriggio! Se una coppia è in Italia con il visto di lavoro e ci sono un bambino, quel bambino avrà la cittadinanza italiana? E i genitori saranno in grado di continuare in Italia fino a quando il bambino compie 18 o 20 anni?

      Per fortuna!

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