Lavoratore non idoneo: tra licenziamento e ricollocazione, cosa dice la legge?
Tra le situazioni che possono configurarsi in ambito lavorativo vi è quella in cui il lavoratore risulti non adatto alla mansione che intende svolgere o non più idoneo a quella che svolgeva. In questo articolo, esamineremo le procedure da seguire, i possibili rischi di licenziamento e i doveri che incombono al datore di lavoro in tali circostanze.
L’inidoneità al lavoro, cosa significa
In breve, quando i lavoratori non possono più svolgere le loro mansioni a causa di problemi fisici o psicologici, si configura quella che prende il nome di inidoneità al lavoro. Questa situazione richiede una gestione particolare da parte del datore di lavoro, affinché vengano rispettati i diritti dei dipendenti e le normative vigenti.
L’inidoneità può portare al licenziamento in determinate circostanze, ma spesso si cerca di trovare soluzioni alternative, come la ricollocazione in altre mansioni all’interno dell’azienda.
Per valutare l’idoneità, si effettuano visite mediche regolari condotte dal medico aziendale, il quale è tenuto per legge a garantire la sorveglianza sanitaria dei dipendenti. Questi controlli possono avvenire in varie occasioni, come prima dell’assunzione, periodicamente o in caso di cambiamenti nella situazione lavorativa.
È responsabilità del datore di lavoro assicurarsi che l’ambiente di lavoro sia sicuro e che vengano rispettate le normative sulla salute e sicurezza sul lavoro. Il datore di lavoro può richiedere esami medici specifici per valutare l’idoneità al lavoro e coinvolgere medici specialisti, se necessario.
Il ricollocamento: repêchage
Il concetto di “ricollocamento”, noto anche come “repêchage”, non è chiaramente definito dalla legge, ma è stato riconosciuto attraverso diverse interpretazioni giurisprudenziali. Esso impone al datore di lavoro di valutare la possibilità di trovare una nuova posizione lavorativa per il dipendente che risulti compatibile con le sue condizioni di salute e le sue capacità residue.
In pratica, ciò significa che se un dipendente viene valutato non idoneo o non più idoneo a svolgere le sue attuali mansioni a causa di problemi di salute, il datore di lavoro è tenuto a cercare alternative lavorative all’interno dell’azienda.
Detto processo di ricollocamento può coinvolgere la ricerca di mansioni diverse, che non richiedano le stesse capacità fisiche o mentali delle precedenti, ma che siano comunque adatte alle competenze e alle limitazioni del dipendente.
Il repêchage è un principio fondamentale finalizzato proprio a proteggere i diritti dei lavoratori e a garantire che, quando possibile, essi possano continuare a lavorare.
Diritti e doveri del datore e del dipendente
In caso di inidoneità alla mansione da parte del lavoratore, il datore di lavoro ha l’obbligo di valutare le capacità lavorative residue del dipendente tramite una visita medica e, se necessario, una visita specialistica. Successivamente, deve cercare all’interno dell’azienda ruoli che siano compatibili con tali capacità residue e proporre una mansione alternativa che non comporti una dequalifica professionale per il dipendente.
Se il lavoratore accetta la nuova mansione, il rapporto di lavoro prosegue senza interruzioni. Tuttavia, se il lavoratore rifiuta l’offerta, il datore di lavoro può procedere al licenziamento per giustificato motivo oggettivo, nel rispetto del periodo di preavviso previsto.
Per quanto riguarda i diritti del dipendente, in questa situazione egli ha diritto alla Naspi anche se rifiuta la mansione equivalente. Tuttavia, se il rapporto di lavoro si conclude per volontà del lavoratore perderà il diritto a tale assegno.
La contestazione del licenziamento
La contestazione del licenziamento in base alla mancata accettazione di una mansione alternativa comporta una procedura specifica in caso di contestazione giudiziaria.
La prima fase della procedura coinvolge il datore di lavoro, il quale deve dimostrare in sede giudiziaria l’assenza di altre mansioni compatibili all’interno dell’azienda. Questo significa che egli deve fornire prove concrete che non ci sono altre posizioni disponibili che il dipendente possa svolgere adeguatamente, nonostante il suo rifiuto della mansione alternativa proposta.
Se il licenziamento viene ritenuto illegittimo dal giudice, l’azienda sarà obbligata a reintegrare il lavoratore nella stessa mansione di partenza. Questa riassunzione è considerata obbligatoria e il datore di lavoro è tenuto a rispettarla, a meno che non ci siano circostanze eccezionali che giustifichino un’altra decisione.
L’orientamento della Cassazione
La Corte di Cassazione ha sottolineato che il datore di lavoro ha l’obbligo di agire in modo responsabile quando si confronta con la situazione di un dipendente non idoneo alla mansione.
Prima di procedere al licenziamento, il datore di lavoro deve esaminare attentamente tutte le alternative possibili per il recupero del lavoratore, considerando le capacità organizzative dell’azienda e le posizioni disponibili.
Questo processo include una valutazione completa delle opzioni di ricollocazione, che dovrebbero essere discusse con il lavoratore in modo trasparente e rispettoso.
La ricollocazione in mansioni diverse dovrebbe avvenire solo con il consenso del dipendente e dovrebbe essere compatibile con le sue qualifiche e le sue attitudini personali. Inoltre, è fondamentale che il datore di lavoro fornisca al lavoratore tutte le informazioni pertinenti riguardanti l’esito delle visite mediche e le opzioni disponibili.
Infine, il datore di lavoro deve documentare accuratamente ogni tentativo di ricollocazione e dimostrare di aver compiuto sforzi pratici per trovare una soluzione che permetta al dipendente di continuare a contribuire all’organizzazione.
Guida a cura dello Studio Legale
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