Stipendio non pagato : cosa può fare il lavoratore?
Ci sono poche cose frustranti per un lavoratore come il fatto di non vedersi corrisposta la retribuzione alla fine del mese.
Questa grave mancanza può dipendere da diversi motivi, per esempio da una seria difficoltà dell’azienda, ma non sempre.
È comunque giusto che il lavoratore sappia quali sono i suoi diritti e come comportarsi se il datore di lavoro non gli paga lo stipendio.
La busta paga va firmata?
La prima cosa da sapere è che il lavoratore non deve mai e poi mai firmare per quietanza il cedolino paga se non si riceve contestualmente la retribuzione.
Se quindi il datore di lavoro informa che lo stipendio verrà pagato in acconto, o che verrà effettuato il bonifico solo successivamente, non bisogna sottoscrivere il cedolino alla dicitura per ricevuta e quietanza.
Se il datore di lavoro insiste per la firma sostenendo che altrimenti la busta paga non verrà consegnata, allora bisogna firmare aggiungendo però la frase ‘per ricevuta del solo cedolino’.
Cosa succede se il lavoratore firma per quietanza senza ricevere contestualmente i soldi?
Accade che dimostra di aver ricevuto il pagamento, anche se ciò non è avvenuto. Si sta, in pratica, rinunciando ai propri diritti: quindi attenzione a firmare come abbiamo detto.
Un’altra cosa alla quale fare attenzione se non viene pagato lo stipendio è di non far trascorrere inutilmente il tempo della prescrizione. Si ha diritto a richiedere lo stipendio non pagato entro cinque anni dalla fine del rapporto di lavoro.
La lettera di messa in mora per mancato pagamento stipendio
Meglio inviare una lettera di messa in mora per interrompere la prescrizione, se è finito il rapporto di lavoro e uno o più stipendi ancora non sono stati pagati.
A proposito: è bene sapere che la messa in mora può essere inviata da soli senza avvocati e sindacato, tramite PEC aziendale, invitando con toni cortesi il datore di lavoro a versare lo stipendio ed indicando le proprie coordinate bancarie.
Se si nota che nessuno dei tentativi di invitare il datore di lavoro a saldare la retribuzione è andato a buon fine, è ora di mettere mano a qualche istituto previsto dalla legge.
Provare la strada della conciliazione
Il tentativo di conciliazione può essere attuato dal lavoratore anche senza sindacato, invano un’istanza a mezzo PEC all’ufficio della Direzione Territoriale del lavoro e chiedendo di convocare la Commissione di Conciliazione.
Se invece si pensa che il datore di lavoro non sarà aperto al tentativo di conciliazione, la strada più ‘dura’ da seguire è quella della richiesta di intervento degli ispettori in seguito alla conciliazione.
Se il datore di lavoro non adempie dopo la conciliazione, intervengono gli ispettori del lavoro in azienda, e rilevano tutte le violazioni a suo carico rispetto all’attuale legislazione del lavoro, agendo di conseguenza.
Il decreto ingiuntivo per crediti di lavoro
Se né la conciliazione né l’ispezione hanno dato risultati, non resta altro da fare che intraprendere la via giudiziale della tutela dei propri diritti, e quindi depositare il ricorso per decreto ingiuntivo.
Il decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo è un procedimento civile speciale che permette, entro una ventina di giorni dal deposito del ricorso, di ottenere un ordine di pagamento nei confronti del datore di lavoro.
Considerazioni finali
Non bisogna sottovalutare l’importanza di essere rapidi nell’usufruire i rimedi che la legge ha attribuito al lavoratore per vedersi pagato lo stipendio.
Se si nota che il datore di lavoro non vuole collaborare o vuole solamente prendere tempo, la prima cosa da fare è inviare la lettera di messa in mora e quindi agire per chiedere il decreto ingiuntivo esecutivo per ottenere il pagamento di quanto spetta.