Quando si può assumere il figlio come badante?
Al giorno d’oggi sono sempre di più le persone che hanno bisogno di una badante per la gestione delle attività quotidiane, soprattutto anziani e/o persone non del tutto autosufficienti.
Ma che cosa dice la legge circa la possibilità, per esempio, di chiamare il figlio a fare da badante? Si può evitare di scegliere uno sconosciuto ed assumere il proprio figlio o la propria figlia come badante al momento del bisogno?
La legge su questo punto è chiara: si può assumere come badante il figlio (o un familiare) entro il terzo grado di parentela. Non solo figli, quindi, ma anche cugini, nipoti, zii, nuore e suoceri possono diventare badanti, ma anche in questo caso è necessario rispettare qualche regola.
Se si vuole assumere il figlio come badante, bisogna farlo con un regolare contratto di lavoro: quindi, deve trattarsi di un rapporto di lavoro e a titolo oneroso, per cui non si può considerare, ad esempio, badante il figlio che segua o assista il genitore solo per affetto o per dovere morale, ma senza percepire una retribuzione per il compito svolto.
Ecco quindi le regole da seguire se si vuole assumere il figlio come badante.
Le regole da seguire per assumere il figlio come badante
Per assumere il figlio o un parente come badante bisogna seguire le seguenti regole:
- bisogna stipulare un contratto;
- il contratto va comunicato all’INPS come un qualunque altro rapporto di lavoro;
- il rapporto deve essere a titolo oneroso, quindi va prevista una retribuzione in regola;
- deve essere rispettato quello che la normativa prevede, ad esempio rispetto al versamento dei contributi previdenziali-assistenziali a favore del figlio, nonché l’apertura del libro matricola e libro paga, e vanno rispettate le norme sulla sicurezza del lavoro.
Insomma, se si vuole assumere come badante il figlio, si è liberi di farlo, ma non si incontra nessuna esenzione rispetto a quanto la legge prevede per i contratti di lavoro del settore domestico (regolati dal CCNL di riferimento), per quanto concerne paga minima, rispetto della normativa, concessione di ferie, e via dicendo.
L’INPS accetta l’assunzione dando il via libera dopo aver controllato che ci sono tutti i requisiti richiesti dalla legge.
Bisogna sapere inoltre che rispetto ai contributi, se si assume un parente entro il terzo grado e si stipula un rapporto come badante convivente, l’INPS applica per i contributi una aliquota diversa, ovvero senza la quota CUAF, perché entrambi i soggetti (datore di lavoro e badante) fanno parte del medesimo nucleo familiare.
La dimostrazione del rapporto di lavoro può avvenire in ogni momento utilizzando le buste paga e le ricevute dei bonifici, che sono la prova della corresponsione dello stipendio.
Posso assumere mio marito/moglie come badante?
Una eccezione è prevista dalla normativa per quanto concerne la possibilità di assumere il marito o la moglie come badante.
Di base, questo è vietato dalla legge, perché l’assistenza fra marito e moglie viene prestata non a titolo oneroso ma fa parte di quei doveri di assistenza morale che sono obbligatori nel matrimonio ai sensi del codice civile: tuttavia vi sono alcune eccezioni, per cui delle categorie di persone (invalidi di guerra, invalidi civili e mutilati, invalidi per cause di lavoro o servizio, ciechi civili) possono assumere il coniuge come badante dimostrando però all’INPS l’esistenza del contratto e l’onerosità del rapporto.