I nipoti che fanno da badanti hanno diritto ad una retribuzione
Che la popolazione anziana sia in netto aumento è un dato di fatto, proprio come è incontrovertibile che siano sempre più i parenti, spesso i nipoti più giovani, a prendersi cura degli anziani. Ma questi hanno il diritto ad essere retribuiti per i compiti svolti? Continua a leggere per saperne di più.
Il fenomeno dei nipoti che fanno da badanti
L’aumento dell’aspettativa di vita ha portato inevitabilmente ad una condizione in cui il numero degli anziani è diventato sempre più elevato. A questo poi c’è da aggiungere il particolare momento storico caratterizzato da una forte inflazione e da un’incertezza economica.
Il risultato è che spesso non è possibile, per le famiglie, sostenere il costo dell’assunzione di una badante che possa assistere l’anziano e che possa aiutarlo nella sua quotidianità.
Non è raro, dunque, che ad assistere gli anziani siano di frequente i propri figli o, ancor più, i nipoti e le nipoti che avendo più tempo a disposizione, dedicano una parte ad accudire i parenti più anziani.
Abbiamo già trattato il caso se è possibile assumere mia moglie come colf o badante.
Oltre però alle situazioni meno impegnative in cui il tempo e gli sforzi richiesti sono minimi, ci sono anche dei casi in cui viene richiesto ai nipoti un notevole sforzo in termini di tempo e di impegno.
Cosa accade, però, nel caso in cui il nipote chieda di essere retribuito come un normale dipendente per il lavoro da questi effettuato? Bene, la giurisprudenza si è espressa più volte nel merito di tale questione, vediamo come.
Il parere della Cassazione, sentenza 12433/2015
La Corte di Cassazione, con sentenza 12433/2015 ha stabilito che le prestazioni lavorative svolte tra persone legate da vincoli di parentela o affinità si presumono a titolo gratuito.
La ragione consiste nel particolare vincolo che lega i soggetti del rapporto e la comunanza spirituale ed economica tra loro esistente che fanno ritenere che la prestazione sia stata eseguita per spirito di affetto e non per ottenere un compenso.
In buona sostanza, ciò che si evince dalla sentenza è che è normale che una nipote faccia da badante a una nonna o a una zia senza chiedere nulla in cambio. Questo vale anche se con questa non è convivente, infatti è il legame di sangue a giustificare la prestazione e a far ritenere che sia gratuita.
Nipote come badante ha diritto al pagamento se dimostra la subordinazione
Tuttavia, questa presunzione può essere vinta dimostrando che ci sia stato effettivo vincolo di subordinazione, che trascende dai doveri di solidarietà ed affettività. In questo caso, il nipote che ha prestato assistenza al proprio nonno o zia ha diritto a un compenso, come se fosse un dipendente.
Se un nipote fa da badante a un familiare anziano, deve provare che il rapporto di lavoro è subordinato e che non si tratta meramente di un aiuto di tanto in tanto. Questo significa che deve dimostrare che ha un orario di lavoro vincolante, che deve seguire le direttive dell’assistito e che riceve una retribuzione periodica per il lavoro svolto.
In presenza di detti elementi, il nipote che ritiene di aver lavorato in nero come badante, può rivolgersi all’Ispettorato del Lavoro che può effettuare un controllo e, se questo trova che il rapporto di lavoro sia di tipo subordinato, può richiedere il pagamento delle retribuzioni arretrate, degli straordinari e quanto a lui spettante.