Reddito di cittadinanza e rifiuto di un lavoro
Come ben si sa, il reddito di cittadinanza consiste in una misura che viene concessa come strumento di contrasto della povertà.
Nasce per essere una misura temporanea che mira a restituire la dignità agli strati meno fortunati della popolazione, il reddito di cittadinanza in realtà è uno strumento di accompagnamento al lavoro.
Questo significa che il reddito di cittadinanza è uno strumento pensato per sostenere economicamente una persona o una famiglia fino al momento in cui essi troveranno un lavoro sufficientemente retribuito.
Non è un caso che una delle caratteristiche del reddito di cittadinanza sia l’attivazione, in capo al destinatario, di un percorso di ricerca attiva del lavoro che è condotto dai centri per l’impiego ed anche dai navigator.
La legge istitutiva della misura parla chiaro: il lavoratore è tenuto ad accettare i lavori che superano la soglia del reddito di cittadinanza mentre ha diritto di rifiutare ogni professione che sia retribuita meno del RdC.
In questo modo la misura stimola anche gli imprenditori a mantenere dei salari competitivi e dignitosi, e non sotto la soglia di sopravvivenza.
Ma che cosa succede quando si percepisce il reddito di cittadinanza e comunque si rifiuta un lavoro ?
Purtroppo il reddito di cittadinanza, oltre ad aiutare persone bisognose, ha anche attirato una schiera di furbi che rifiutano il posto di lavoro solamente per continuare a percepire (indebitamente) il sussidio mentre nel frattempo lavora in nero o in grigio.
Contro questi soggetti sono attivi i controlli della Guardia di Finanza che mirano a far emergere tutte queste situazioni di illiceità.
In particolare, per ciò che ci riguarda, la Guardia di Finanza farà scattare dei controlli per tutti coloro che risultano percipienti il reddito di cittadinanza e comunque rifiutano un’offerta di lavoro.
La legge prevede che il beneficiario della misura possa rifiutare al massimo 3 offerte di lavoro senza perdere il sussidio: tuttavia in caso di rifiuto scatteranno ulteriori controlli per assicurarsi che il beneficiario non lavori in nero.
In caso di rifiuto dell’offerta di lavoro, quindi, si può rischiare qualche controllo più approfondito che non sarà certamente un problema per tutti coloro che hanno rifiutato giustamente l’offerta professionale, e che fa rischiare severe sanzioni invece a chi lavora in nero.
I controlli della Guardia di Finanza
Il rifiuto dell’offerta di lavoro da parte del percipiente il reddito infatti risulta subito sulla piattaforma online del Reddito di Cittadinanza.
La Guardia di Finanza riceve la segnalazione del rifiuto dell’offerta di lavoro e avvia subito i necessari controlli ed accertamenti che sono volti a verificare se il beneficiario abbia giustamente e lecitamente rifiutato l’offerta di lavoro o se l’abbia fatto perché sta lavorando in nero (o in grigio).
In questi ultimi casi bisogna sapere che si rischiano delle sanzioni molto severe, che includono anche la reclusione.

Reddito di cittadinanza e lavoro in nero
Se si viene scoperti a lavorare in nero, oppure a lavorare percependo ufficialmente una paga inferiore rispetto a quella reale, si rischiano delle sanzioni anche abbastanza pesanti.
Infatti si rischia la reclusione da 1 a 3 anni (come conseguenza della mancata comunicazione della modifica reddituale) e si rischia anche la riduzione o revoca del reddito di cittadinanza.
Gravi possono anche essere le sanzioni nell’ipotesi in cui si comunichi un reddito errato o allegando falsi documenti solamente per poter conseguire il RdC: si rischia la reclusione da 2 a 6 anni.
Insomma, le sanzioni per chi cerca di fare il furbo con il reddito di cittadinanza ci sono, e i controlli della Guardia di Finanza scattano ogni qual volta che si rifiuta l’offerta di lavoro: non vale la pena cercare di fare i furbi.