Il testo sulla riforma della cittadinanza è pronto, ma deve essere discusso in Parlamento: prevede uno ‘ius soli’ ammorbidito con modifiche importanti per i minori, nati o meno in Italia
Mai come di questi tempi la riforma sulle legge per la cittadinanza italiana è di strettissima attualità, ma in realtà in Italia nonostante un dibattito sempre aperto non è ancora stata trovata una quadratura, anche se il testo con tutte le modifiche del caso e che porta la firma del suo relatore Marilena Fabbri (PD) è pronto già da prima delle ferie parlamentari.
Un elaborato che ha raggruppato in un testo unico le ben 29 proposte di legge depositate sino ad oggi e che dovrebbe essere discusso, dopo il parere favorevole della Commissione Affari Costituzionali della Camera, in Parlamento anche se per i prossimi giorno non è assolutamente all’Ordine del giorno.
In ogni caso il succo della proposta è chiaro: si tratta di uno ‘ius soli’ più morbido (Ius Soli Soft) rispetto alle posizioni oltranziste che alcuni esponenti politici chiedevano e permetterà sostanzialmente ai figli degli immigrati nati in Italia di ottenere la cittadinanza in osservanza però di alcune norme essenziali.
La differenza con lo ‘ius soli’ classico e che è legge in nazioni come gli Usa ma anche diversi Paesi del Sudamerica, quello proposto in Parlamento prevede che i bambini figli di stranieri e nati in Italia acquisiscono la cittadinanza se almeno uno dei due genitori “è residente legalmente in Italia, senza interruzioni, da almeno cinque anni, antecedenti alla nascita” oppure se uno dei due genitori, anche se cittadino straniero, “è nato in Italia e ivi risiede legalmente, senza interruzioni, da almeno un anno”. Non si dovranno presentare domande, ma la cittadinanza italiana diventerà automatica al momento dell’iscrizione alla anagrafe.
I minori nati in Italia senza questi requisiti, oltre a quelli arrivati in Italia sotto i 12 anni potranno ottenere la cittadinanza se “avranno frequentato regolarmente, per almeno cinque anni nel territorio nazionale istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale”.
E infine i ragazzi arrivati in Italia tra i 12 e i 18 anni potranno avere la cittadinanza dopo aver risieduto legalmente in Italia per almeno sei anni e “aver frequentato un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo”.
La discussione del testo attuale è cominciata con il governo Letta, ma in realtà è dal lontano 2003 che la Commissione Affari Costituzionali della Camera esamina proposte parlamentari elaborando un testo unificato sulla cittadinanza. Una discussione che nel 2008 sembrava poter portare a risultati concreti, ma la fine della legislatura portò ad un nuovo stop. La vera ripresa nel 2012 con la conclusione dell’esame preliminare ma due anni dopo siamo ancora fermi.