Ius culturale: i partiti fanno dietrofront
Se la scorsa settimana le coalizioni politiche si dicevano pronte a mettere in cantiere una riforma della cittadinanza ius culturae che affrontasse il tema cittadinanza per gli stranieri, adesso fanno tutti dietrofront.
E il primo a sembrare scettico, smontando le aspettative createsi appena qualche giorno fa, è Luigi Di Maio.
Il dubbio tra i partiti
Lo ius culturae dunque si arresta ancor prima di partire. L’elaborazione di una proposta di legge sulla cittadinanza per i figli degli stranieri, era stata descritta con entusiasmo dai vari partiti, tanto che molti immaginavano già la sua entrata in vigore a breve termine.
E invece, il primo dell’effetto domino a far crollare le certezze è il M5S, seguito dalle perplessità dei DEM, e largamente descritto già dalla Meloni e da Salvini come una mossa azzardata.
Luigi Si Maio ha spiegato che si tratta solo di un rinvio in quanto ad oggi ci sono necessità ben più importanti rispetto allo ius culturae.
Occorre infatti focalizzarsi sul taglio ai vitalizi, sulla riforma della giustizia, su quella della sanità e così via. Il governo ha dunque bisogno di impegnarsi nei mesi a seguire su altri fronti.
Il PD mostra cautela
Quanto appena detto, trova avvallamento anche nel punto di vista del PD. Con un post su Facebook la sottosegretaria Morani (fervida renziana e oggi dirigente di Base riformista), afferma che sarebbe “un errore” varare nell’immediato una legge: “Il principio è sacrosanto ma ora non sarebbe compresa, perché sono in circolo le tossine di razzismo inoculate da Salvini. Aspettiamo giugno 2020“, ha scritto.
Anche i dem dunque, inizialmente entusiasti della proposta della Boldrini (rimasta incardinata in parlamento già qualche anno fa) preferiscono quindi educare prima i cittadini.
Dello stesso avviso è anche Brescia, appartenente all’ala più a sinistra del M5s e vicino a Roberto Fico.
Il prossimo Giovedì verranno passate al vaglio le varie proposte di legge già depositate nella commissione Affari costituzionali (della sezione è presidente Brescia, il quale occupa anche il ruolo di relatore).
Si tratta di una tematica che è molto sentita (“ho ricevuto tante lettere in queste ore”, racconta Brescia) ma non si può essere frettolosi.
Vanno raccolte varie proposte di legge, vanno educati i cittadini e va fatta una legge dunque ad hoc. Per questo, spiega Brescia, “ancora non siamo arrivati ad avere un testo base”.
Inoltre, la commissione dovrà dedicarsi all’esame di una legge molto più importante ovvero un decreto da convertire sulla cybersecurity.
C’è chi resta a favore della legge
Se in molti hanno fatto un passo indietro, qualcuno resta ancora entusiasta della possibilità di avere una legge di cittadinanza.
E così il capogruppo dem alla Camera Graziano Delrio ritiene che la legge serve, e va organizzata senza troppi timori.
Ha infatti dichiarato “È molto importante che si discuta del tema di dare più garanzie e più diritti senza pregiudizi. Si tratta di ragazzi e bambini che sono nati, vivono e studiano in Italia.
Questo accordo, che è più moderato rispetto al nostro testo originario, è aperto ai contributi di tutti coloro che non fanno propaganda sulla pelle di questi ragazzi ma riconoscono che la democrazia ha tutto da guadagnare nel dare più diritti.
Come è avvenuto per il diritto di voto ai poveri nel Novecento e per le donne, che hanno rafforzato la democrazia e la società. Del resto, anche in Forza Italia hanno presentato una proposta di legge sul tema”.
Dal suo canto anche il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti considera che questa sia buona idea: ci vuole il massimo dell’intelligenza per effettuare questa manovra che deve portare ad una saggia integrazione dello straniero.
Costanza Hermanin, vicesegretaria di Più Europa, vuole un’approvazione immediata della legge, così come la grillina Lucia Azzolina, sottosegretaria all’Istruzione, la quale, in un’intervista ha detto: “Se lo spieghiamo bene agli italiani si può fare un passo di civiltà su un tema fin qui inquinato da Salvini”.
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