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Riforma della cittadinanza, prosegue la discussione in Senato

avvocato Angelo Massaro 3

In Senato è ripreso il dibattito sulla riforma della cittadinanza italiana, già approvata alla Camera: Pagliari (Pd) e Mazzoni (Al) favorevoli, Bisinella (Misto) e Mauro (Gal) sollevano obiezioni

È durata soltanto mezz’ora in Senato la discussione sulle modifiche al disegno di legge sulla cittadinanza già approvato alla Camera ma che necessita anche dell’approvazione da parte dell’altro ramo del parlamento italiano.

Il primo a prendere la parola è stato il senatore Pagliari, in rappresentanza del Pd, che ha voluto porre l’accento sulla separazione che ci deve essere tra le modifiche alle norme che dovranno regolare la cittadinanza italiana e l’accoglienza di tutti quelli che attualmente arrivano nel nostro Paese richiedendo asilo, perché diverse sono le risposte che questi soggetti chiedono.

La globalizzazione mondiale ormai è un dato di fatto, così come la necessità di un’integrazione reale anche se il processo di inserimento degli immigrati si rivela spesso lungo e faticoso.

Ecco perché il testo già approvato alla Camera, soprattutto per la sua attenzione verso i minori, rappresenti un punto di partenza valido e necessario alla luce delle nuove esigenze, in particolare nel capitolo dello ‘ius culturae’ che prevede l’obbligo di frequentare e concludere un ciclo di studi o di formazione professionale perché può facilitare l’inserimento sociale dello straniero e di farlo integrare appieno in Italia.

Diversa invece la posizione della senatrice Bisinella (Gruppo Misto-Fare!) e del senatore del Gruppo Autonomie e Libertà, Mario Mauro. La prima infatti ha messo in evidenza le molte criticità che la riforma della cittadinanza potrebbe fare emergere, a cominciare dal fatto che i genitori del minore che abbia acquisito la cittadinanza perdano al contempo il diritto a risiedere in maniera stabile sul territorio italiano.

Il secondo invece, nonostante sia concorde sul fatto che la cittadinanza vada adeguata alle nuove esigenze, contesta l’introduzione come criterio fondamentale dello ‘ius soli’ e mette in evidenza come occorra impostare un percorso che porti all’effettiva integrazione degli immigrati per non rischiare che la cittadinanza italiana venga concessa a persone in realtà legate ancora indissolubilmente al loro Paese, come dimostrano anche i recenti fatti di cronaca.

Posizione diversa invece quella di Riccardo Mazzoni (Alleanza Liberalpopolare): non bisogna farsi condizionare da attentati o episodi critici, come le aggressioni a numerose donne la notte di Capodanno non solo in Germania e lo ‘ius sanguinis’ che è il fondamento della legge attuale risalente al 1992 è ormai superato.

Ecco perché sia lo ‘ius soli’ che lo ‘ius culturae’ rappresentano il giusto compromesso per una effettiva integrazione degli stranieri, ma al tempo stesso è corretto esaminare la possibilità di togliere la cittadinanza a chiunque commetta crimini abietti e non dimostri di rispettare i valori fondamentali dell’Occidente.

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