Cane che abbaia: quando e come far valere il diritto al risarcimento
Quello dei cani in appartamento è un fenomeno in rapida ascesa da ormai qualche anno, sono infatti sempre più le persone che hanno deciso di adottare un cane, pur vivendo in un condominio. Di pari passo sono sempre più le discussioni condominiali aventi ad oggetto proprio l’abbaiare, talvolta insistente, del cane e talvolta ci si rivolge ad un giudice per la risoluzione della controversia. Vediamo cosa prevede la legge a riguardo.
Cani in condominio, cenni introduttivi
Sotto un profilo giuridico, la questione relativa alla detenzione in appartamento di un animale domestico, in particolare del cane, si è fatta via via più interessante, sino a richiedere un intervento da parte del legislatore.
Gli interessi da tutelare sono fondamentalmente due: da una parte quello dell’inquilino o proprietario dell’immobile che ha diritto di utilizzare la proprietà come meglio crede e di fare ciò che desidera al suo interno, nei limiti della legalità.
D’altra parte vi è il diritto degli altri inquilini di godere di momenti di tranquillità soprattutto nelle ore più critiche come la notte ed il primo pomeriggio.
In generale, per quanto riguarda la detenzione o il possesso dei cani all’interno del proprio appartamento, delle recenti disposizioni di legge, nello specifico l’art. 1138 del Codice Civile, come modificato dalla nuova legge n. 220/12, hanno disposto che non si possa impedire di tenere un animale domestico in casa.
Pertanto, il regolamento condominiale non può vietarlo ma questo non significa che non vi siano delle regole di buon senso da seguire. Infatti i proprietari dei cani sono tenuti a registrare Fido all’anagrafe canina, vale a dire a dotarlo di microchip, devono anche essere in regola con le vaccinazioni ed ovviamente devono fare sì che il loro comportamento non sia lesivo del diritto alla tranquillità altrui.
Codice Civile e Codice Penale sul cane che abbaia
È proprio l’ultimo punto affrontato, vale a dire il comportamento del cane, l’argomento che ci interessa maggiormente in questa sede. Anzi, più nello specifico ciò che ci interessa sapere qui è cosa accade se un cane del vicino abbaia troppo.
Per quanto riguarda i nostri codici, ci aiutano a fare chiarezza sull’argomento sia l’art. 844 c.c. co.1 “Il proprietario di un fondo non può impedire le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non superano la normale tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi.” e sia l’art. 659 c.p. secondo cui “chiunque (…) non impedendo strepiti di animali disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a euro 309”.
Questo significa che se da una parte il proprietario dell’immobile può detenere animali domestici e questi possono liberamente emettere il proprio verso, questo deve comunque avvenire nei limiti di una soglia di tollerabilità.
Nello specifico, è punibile la condotta del proprietario che non fa nulla per far cessare l’abbaiare del cane perché assente per lungo tempo o perché negligente.
La giurisprudenza più recente
Molto interessante è una recente ordinanza della Cassazione, la n. 23408/2022, con la quale i giudici hanno condannato un uomo i cui cani abbaiavano ed ululavano senza sosta sul balcone di casa e sul terreno in comune con altri condomini.
L’uomo ha così dovuto risarcire il proprio vicino di casa per il danno causato dai propri animali domestici, confermando così quanto detto in precedenza. Dunque, sì agli animali in condominio ma purché si assicuri il rispetto della quiete pubblica, pena il risarcimento del danno.