Sfratto case popolari, la guida completa
È possibile ricevere uno sfratto se si risiede presso una casa popolare? In quali casi ed a quali condizioni? Vediamo insieme tutte le risposte alle domande più frequenti in tema di sfratto dalle case popolari.
Informazioni generali sulle case popolari
Prima di passare ad analizzare la materia in senso stretto dello sfratto dalle popolari, è bene fare un excursus generale sull’argomento per comprendere più a fondo la questione.
Le case popolari sono degli alloggi pubblici messi a disposizione da parte dei Comuni per coloro che si trovano in situazioni di svantaggio economico per far sì che possa usufruire di una soluzione abitativa a prezzi calmierati, soprattutto in presenza di soggetti come minori o persone con disabilità.
Ovviamente non è così semplice accedere a tale servizio, è intuitivo infatti pensare che vi sia una lunga lista d’attesa considerando anche il particolare periodo storico ed economico in atto. Infatti, vi è una lunga lista d’attesa proprio perché sono tanti i soggetti richiedenti.
Per accedere a tale servizio vengono predisposti dei bandi da parte dei Comuni dove sono indicati tutti i requisiti necessari. Allo scadenza di tale bando viene stilata la graduatoria realizzata tenendo conto di tutta una serie di parametri che possono variare leggermente da un Comune all’altro.
In generale, comunque i requisiti sono: un reddito annuo complessivo che non deve superare i 25 mila euro, l’eventuale permesso di soggiorno, svolgere una attività lavorativa, avere la residenza anagrafica nel Comune in cui si richiede l’alloggio e non avere delle proprietà o diritti di uso su altre abitazioni.
Lo sfratto dalle case popolari, quando avviene
Il soggetto titolare di un alloggio popolare è tenuto al rispetto di alcuni doveri, nello specifico deve pagare regolarmente il canone di locazione e sostenere le spese inerenti agli spazi comuni, ovviamente gli è fatto divieto di subaffittare l’alloggio ed inoltre è vietato modificare i locali senza averne il permesso.
Inoltre, tra i motivi che possono portare allo sfratto dalle case popolari vi è la mancanza di requisiti, per cui può capitare che venga assegnato un alloggio a chi di fatto li aveva oppure a chi li perde nel tempo.
Come avviene lo sfratto
In presenza delle predette situazioni, l’ente proprietario dell’immobile può ricorrere al presidente del tribunale per richiedere e ottenere lo sfratto diretto.
In seguito il giudice notifica un’ingiunzione di pagamento all’inquilino che ha 40 giorni per procedere al pagamento, in mancanza dello stesso si procede all’esecuzione dello sfratto.
Entro 40 giorni dalla notifica l’inquilino può opporsi al provvedimento dinanzi allo stesso giudice che ha emesso il decreto ed in questo frangente di tempo l’esecuzione non è sospesa anche se in casi gravi il giudice può decidere di sospendere l’esecuzione del precedente provvedimento sino al giudizio sull’opposizione presentata dall’inquilino moroso.
In questi casi è consigliabile rivolgersi ad un avvocato per casa popolare ai fini di una corretta difesa legale.
A queste regolari tempistiche, sono state poste delle deroghe per via della della pandemia da Covid-19. Infatti, vi sono stati casi in cui è stato decretato un blocco degli sfratti in caso di morosità dell’inquilino.
In tale materia, l’articolo di riferimento è l’art. 13, comma 13 del testo definitivo pubblicato in Gazzetta Ufficiale a Dicembre 2020 secondo cui:
“La sospensione dell’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche a uso non abitativo, prevista dall’articolo 103, comma 6 del decreto legge 17 Marzo 2020, n°18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 Aprile 2020, n°27, è prorogata sino al 30 Giugno 2021 limitatamente ai provvedimenti di rilascio adottati per mancato pagamento del canone alle scadenze e ai provvedimenti di rilascio conseguenti all’adozione, ai sensi dell’articolo 586, comma 2, c.p.c., del decreto di trasferimento di immobili pignorati ed abitati dal debitore e dai suoi familiari.”.
Per informazioni o preventivi, scrivete nel form sottostante