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Come contestare un voto a scuola, il ricorso contro voto scolastico e la bocciatura

avvocato Angelo Massaro 0 449

Voti ingiusti a scuola: cosa fare e quali sono i tuoi diritti

Quando arriva un brutto voto, la prima reazione è spesso emotiva: frustrazione, rabbia, magari anche un senso di impotenza. Ma se quella valutazione appare oggettivamente iniqua, è giusto chiedersi: si tratta davvero di un errore? E, se sì, cosa può fare uno studente – o un genitore – per difendere il proprio diritto a una valutazione equa e trasparente?

Valutazione scolastica: discrezionalità sì, ma entro certi limiti

Nel nostro ordinamento, la valutazione scolastica è considerata atto amministrativo a tutti gli effetti. Questo significa che è soggetta ai principi che regolano l’azione della pubblica amministrazione, tra cui trasparenza, logicità, coerenza e tempestività.

Allo stesso tempo, però, si tratta di un atto connotato da ampia discrezionalità tecnica. Il docente, in quanto pubblico ufficiale, esercita un potere valutativo che si basa non solo su dati oggettivi ma anche su un giudizio professionale maturato nel tempo.

Questa discrezionalità, tuttavia, non è assoluta. È incardinata dentro criteri ben precisi che ogni scuola ha il dovere di rendere pubblici, spesso attraverso il PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa) o le griglie di valutazione. Ogni prova deve essere giudicata secondo parametri predeterminati, non su base soggettiva o, peggio, arbitraria.

Il primo passo: analizzare la griglia di valutazione

Prima di intraprendere qualsiasi azione, è fondamentale accedere alla griglia di valutazione utilizzata dall’insegnante. Questo strumento – obbligatorio e pubblico – rappresenta la bussola attraverso cui il docente orienta il proprio giudizio. In essa sono indicati i criteri specifici: chiarezza espositiva, correttezza grammaticale, capacità di argomentazione, uso del lessico, coerenza logica, pertinenza rispetto alla traccia e così via.

Confrontare il compito svolto con i criteri della griglia permette di capire se il voto è stato attribuito in modo coerente. Se, ad esempio, una verifica contiene argomentazioni articolate ma riceve una valutazione insufficiente senza spiegazioni, può esserci margine per contestare la correttezza del giudizio.

Contestare il voto in classe: educazione alla cittadinanza

Nel caso in cui lo studente ritenga di aver subito un’ingiustizia, è opportuno che sia lui stesso a chiedere spiegazioni all’insegnante, possibilmente in modo educato ma fermo. Questo passaggio è importante non solo per chiarire i dubbi, ma anche per esercitare un diritto fondamentale: quello alla trasparenza dell’azione amministrativa.

In questo senso, la scuola può diventare anche palestra di cittadinanza attiva: insegnare ai ragazzi a far valere le proprie ragioni nel rispetto delle regole è un obiettivo educativo non meno importante di un voto.

Accesso agli atti: quando serve la trasparenza formale

Se il docente non fornisce spiegazioni sufficienti o rifiuta di mostrare la prova corretta, il passo successivo è richiedere l’accesso agli atti. Il compito scritto, infatti, è un atto amministrativo soggetto alla normativa sulla trasparenza (L. 241/1990).

Lo studente maggiorenne, oppure il genitore dello studente minorenne, ha diritto a ottenerne una copia. In genere, la richiesta può essere formulata direttamente alla segreteria della scuola, anche via mail, seguendo le modalità indicate nel PTOF.

Va sottolineato che non è necessario motivare in dettaglio la richiesta: è sufficiente indicare un interesse diretto e concreto. Il rifiuto ingiustificato di fornire copia della prova può configurare una violazione del diritto di accesso e può essere impugnato dinanzi al TAR.

Quando un voto può dirsi davvero illegittimo

La valutazione non è impugnabile per il suo merito. In altre parole, non si può fare ricorso solo perché si ritiene che il voto sia “basso”. Tuttavia, esistono casi in cui la valutazione può essere annullata, in quanto viziata sotto il profilo formale o procedurale. I principali vizi sono:

  • Mancanza di motivazione: se sul compito compare solo un voto numerico, senza alcun tipo di giudizio esplicativo;
  • Illogicità manifesta: se, ad esempio, una verifica perfettamente corretta viene valutata con un’insufficienza senza giustificazione razionale;
  • Violazione della tempestività: se la prova non è restituita entro tempi ragionevoli o viene valutata con eccessivo ritardo, inficiando la regolarità dell’anno scolastico.

Il ruolo del dirigente scolastico

Nel caso in cui il confronto con il docente non produca risultati soddisfacenti, è possibile rivolgersi al dirigente scolastico. Quest’ultimo, in qualità di responsabile del funzionamento didattico e organizzativo dell’istituto, può valutare la correttezza della procedura seguita, senza però entrare nel merito del giudizio tecnico espresso dal docente.

Anche qui, il colloquio deve essere improntato alla chiarezza e al rispetto reciproco. Il dirigente non ha il potere di modificare direttamente un voto, ma può vigilare affinché l’intero processo valutativo si sia svolto nel rispetto della normativa vigente.

Il ricorso al TAR: extrema ratio

Se, nonostante tutti i passaggi precedenti, si ritiene che la valutazione sia viziata e abbia comportato una lesione grave e attuale – ad esempio, la bocciatura dello studente o l’esclusione da un esame – è possibile rivolgersi al Tribunale Amministrativo Regionale. Il ricorso al TAR deve essere presentato entro 60 giorni dalla comunicazione dell’atto lesivo (come la pagella finale).

Si tratta però di una strada onerosa, sia sotto il profilo economico che emotivo, e che deve essere valutata con attenzione. Per avviare il procedimento, è consigliabile rivolgersi a un avvocato amministrativista esperto in diritto scolastico.

In conclusione, difendere il proprio diritto a una valutazione corretta è possibile, ma richiede metodo, pazienza e senso delle proporzioni. Non ogni voto “ingiusto” è illegittimo, ma ogni studente – e ogni famiglia – ha diritto a conoscere i criteri con cui viene giudicato. La scuola, dopotutto, non è solo un luogo di apprendimento, ma anche uno spazio di esercizio dei diritti. E imparare a farli valere è una lezione che vale più di un voto.

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