In queste ultime settimane si è parlato molto del cosiddetto Green Pass, ovvero il certificato verde che consentirà lo spostamento libero tra i vari Paesi per coloro che hanno completato il ciclo vaccinale o sono guariti dal Covid-19, oppure hanno effettuato un tampone negativo entro le 48 ore precedenti alla partenza.
Sebbene le attenzioni siano tutte sul certificato verde, non bisogna dimenticarsi di un altro importantissimo documento come il passaporto. Forse non tutti lo sanno, ma molto presto potremmo dimenticarci del passaporto così come lo conosciamo. Cosa significa?
L’evoluzione tecnologica sta per mandare in pensione il passaporto cartaceo, dato che l’Unione Europea sta portando avanti un progetto che prende il nome di “Smart-Trust” e che ha lo scopo di inglobare nello smartphone la versione digitale del passaporto, in maniera simile a quanto accade con la carta di credito.
Cosa comporta questo passaggio dal cartaceo al digitale?
Ovviamente una praticità molto più marcata, dato che nei luoghi come gli aeroporti ci basterà mostrare lo smartphone e favorire la scannerizzazione di tutti i nostri documenti, passaporto compreso.
Prima di dire addio al passaporto cartaceo, facciamo un po’ di storia e raccontiamo nel dettaglio alcune “chicche” di questo documento che ha radici ben più profonde di quanto si possa immaginare.
Il primo passaporto risale infatti al 1400, quando nell’Inghilterra di Enrico V si ideò questo documento per far sì che i sudditi potessero provare la loro identità durante i viaggi all’estero.
Altra caratteristica che ha sempre suscitato curiosità è quella relativa al colore del passaporto, dato che ogni Stato predilige una colorazione differente per questo documento.
In Italia, ad esempio, il passaporto è di colore amaranto, simile a tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea che hanno tonalità vicine al bordeaux.
Le colorazioni, infatti, sono similari in base alle macro sezioni in cui è stato diviso il globo proprio per regolare questo aspetto. Tanto per fare un altro esempio, negli Stati Uniti e nei Paesi della Comunità Caraibica il colore scelto per il passaporto è il blu.
Sebbene la religione non abbia peso sul colore del passaporto, non si può non notare che nei Paesi musulmani il documento è verde, una tonalità cara all’Islam.
Il passaporto più curioso è certamente quello norvegese, l’unico con tre colori (bianco, turchese, rosso) e il solo a mostrare l’aurora boreale durante la scannerizzazione.
Ma qual è il passaporto che permette di muoversi maggiormente in tutto il mondo?
Il documento che funge praticamente da “passepartout” è quello giapponese, che consente l’accesso a 191 Stati. Tuttavia, il nostro passaporto italiano si avvicina molto alla performance nipponica: siamo al quarto posto a pari merito con la Finlandia, con 188 Stati valicabili.
Sono 17 i Paesi che non accettano il passaporto israeliano, mentre i documenti meno “potenti” sono quelli di Afghanistan e Iraq.
Si può viaggiare anche senza passaporto?
La risposta è assolutamente no, dato che questo documento è obbligatorio per tutti, compresi i capi di stato (anche il presidente USA) e i personaggi celebri. L’unica persona al mondo che può viaggiare senza passaporto è la Regina Elisabetta II, perché in Inghilterra i passaporti sono emessi in suo nome.
Chiaramente, per muoversi all’interno dei Paesi dell’Unione Europea i cittadini italiani non hanno bisogno del passaporto. Tuttavia, con la Brexit serve questo documento per entrare e uscire dal Regno Unito.
E per entrare in Vaticano?
Via libera, il passaporto non è richiesto (unico caso al mondo).
Ultima “chicca”: dal 2004 l’introduzione delle tecnologie di riconoscimento facciale ha imposto il divieto di sorriso nelle foto per il passaporto. Il volto deve essere sempre serio, altrimenti non viene riconosciuto.