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Referendum cittadinanza in 5 anni, al vaglio della Corte Costituzionale

avvocato Angelo Massaro 0 933

Referendum Cittadinanza: Corte,Costituzionale chiamata a decidere sull’ammissibilità

Il prossimo 20 gennaio 2025, la Corte Costituzionale si riunirà per valutare l’ammissibilità del referendum sulla cittadinanza, promosso da +Europa e sostenuto da numerosi partiti politici, associazioni e personalità pubbliche.

Questo referendum mira a ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale richiesto agli stranieri maggiorenni extracomunitari per avanzare la richiesta di cittadinanza italiana. Si tratta di una proposta destinata a rivoluzionare l’attuale normativa e a sollevare un dibattito cruciale per il futuro del Paese.

Il quesito referendario: cosa prevede?

Il quesito, come formulato, propone l’abrogazione parziale dell’articolo 9, comma 1, lettere b) e f), della legge 5 febbraio 1992, n. 91, che disciplina la cittadinanza italiana.

  • Lettera b): limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”.
  •  Lettera f): la disposizione che attualmente prevede la concessione della cittadinanza “allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica”.

Se approvato, il referendum consentirebbe agli stranieri di richiedere la cittadinanza italiana dopo soli cinque anni di residenza legale in Italia, mantenendo invariati gli altri requisiti già previsti dalla normativa vigente.

La modifica storica prevederebbe il passaggio da 10 a 5 anni. Attualmente, la legislazione italiana richiede che uno straniero residente nel Paese da almeno dieci anni possa richiedere la cittadinanza, subordinatamente al rispetto di ulteriori criteri, come la conoscenza della lingua italiana, un reddito stabile, l’assenza di precedenti penali e il rispetto degli obblighi tributari.

La proposta referendaria mira a dimezzare il periodo di residenza richiesto, portandolo a cinque anni. Questo cambiamento risponderebbe a una richiesta pressante di integrazione e rappresenterebbe un importante passo verso una maggiore inclusività sociale e politica.

Le ragioni del referendum

Secondo i promotori, questa riforma consentirebbe di riconoscere formalmente la piena appartenenza alla comunità italiana a persone che vivono e contribuiscono da anni al tessuto economico, culturale e sociale del Paese. Inoltre, ridurre il termine di residenza rappresenterebbe un allineamento dell’Italia con la maggior parte degli altri Paesi europei.

Le stime indicano che questa modifica potrebbe interessare circa 2,5 milioni di persone, includendo anche i figli minori dei richiedenti, che acquisirebbero automaticamente la cittadinanza una volta che i genitori ne fossero titolari.

Paesi come la Germania hanno recentemente adottato riforme simili, riducendo a 5 anni il periodo di residenza richiesto per ottenere la cittadinanza. Il referendum, dunque, consentirebbe all’Italia di allinearsi a standard europei, promuovendo un modello più inclusivo.

Differenze tra ius soli e ius scholae

Il referendum si distingue da altre proposte di riforma della cittadinanza, come lo ius soli e lo ius scholae, per il suo focus sui residenti extracomunitari.

  •  Ius soli: consente ai bambini nati in Italia da genitori stranieri di acquisire la cittadinanza automaticamente, un principio che riguarda circa 500.000 persone all’anno.
  •  Ius scholae: si applica a bambini stranieri che completano un ciclo di studi di almeno 5 anni nel sistema scolastico italiano, interessando circa 135.000 persone all’anno.

Il Referendum sulla cittadinanza invece riguarda gli adulti residenti legalmente in Italia da almeno 5 anni, includendo i rispettivi figli minori.

Ad ogni modo, il referendum non intacca gli altri requisiti già previsti dalla normativa per ottenere la cittadinanza italiana, che includono:

1. Conoscenza della lingua italiana.

2. Possesso di un reddito stabile e consistente.

3. Incensuratezza penale.

4. Rispetto degli obblighi fiscali e tributari.

5. Assenza di cause ostative legate alla sicurezza della Repubblica.

Questo approccio garantisce che la cittadinanza venga concessa a individui che hanno dimostrato un reale legame con il Paese e un’effettiva volontà di integrarsi.

Il ruolo della Corte Costituzionale

Il 20 gennaio, la Corte Costituzionale sarà chiamata a valutare se il quesito referendario sia conforme alle disposizioni della Costituzione, in particolare all’articolo 75, che stabilisce i limiti per l’ammissibilità di un referendum abrogativo.

La Corte esaminerà se il quesito rispetta i criteri di unicità dell’oggetto, di rispetto dei diritti fondamentali e la non incidenza su leggi tributarie o di bilancio. Anzitutto il quesito deve essere chiaro e riferirsi a una questione univoca. Al contempo non deve compromettere principi costituzionali o diritti fondamentali e non deve avere conseguenze dirette su disposizioni finanziarie dello Stato.

Non va trascurato il fatto che la proposta abbia raccolto oltre 637.000 firme in pochi mesi, coinvolgendo 75 organizzazioni, 60 sindaci e numerose personalità del mondo culturale e artistico, tra cui Roberto Saviano, Zerocalcare e Malika Ayane.

Questa mobilitazione ha acceso un dibattito pubblico sull’importanza di riformare la legge sulla cittadinanza per rispondere alle esigenze di una società in continua evoluzione. Se ammesso, il referendum potrebbe essere sottoposto a voto popolare già nella primavera del 2025. Un eventuale esito positivo aprirebbe la strada a un dibattito legislativo più ampio, che potrebbe includere anche la revisione di altri aspetti legati alla cittadinanza.

Non mancano tuttavia le critiche. Alcuni detrattori temono che una riduzione del periodo di residenza possa incentivare flussi migratori irregolari o compromettere la coesione sociale. Altri sottolineano l’importanza di garantire che i nuovi cittadini abbiano una piena comprensione dei valori e delle responsabilità connessi alla cittadinanza italiana.

Il referendum sulla cittadinanza andrebbe a ridisegnare il rapporto tra l’Italia e le sue comunità migranti, promuovendo un modello più inclusivo e in linea con i principi europei. La decisione della Corte Costituzionale del 20 gennaio sarà un passaggio cruciale, capace di aprire un dibattito sul futuro del Paese e sul ruolo dei cittadini stranieri nella sua crescita economica, sociale e culturale.

In un momento storico in cui l’integrazione è al centro delle politiche europee, l’Italia ha l’opportunità di dimostrare che una società inclusiva è anche una società più forte.

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avvocato angelo massaro
Studio legale in Imperia, via Giorgio Des Geneys 8

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