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Cittadinanza italiana per discendenza 2025, come cambia la cittadinanza iure sanguinis

avvocato Angelo Massaro 0 130

Cittadinanza per discendenza: il governo introduce nuovi criteri e restrizioni

Il nuovo quadro normativo sulla cittadinanza iure sanguinis sta facendo scalpore negli ultimi giorni. Il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato un pacchetto normativo volto a riformare in modo significativo il regime di acquisizione della cittadinanza italiana per discendenza.

Le nuove disposizioni, contenute nel Decreto-Legge 28 marzo 2025, n. 36, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, e in due disegni di legge, introducono criteri più stringenti per la trasmissione della cittadinanza iure sanguinis, rafforzando il principio del “legame effettivo” con il Paese.

La ratio dell’intervento normativo risiede nella volontà di evitare che soggetti privi di un reale vincolo con l’Italia possano acquisire e mantenere la cittadinanza italiana, con conseguente accesso ai diritti di libera circolazione e stabilimento nell’Unione Europea.

Limitazioni alla trasmissione automatica della cittadinanza

La principale novità riguarda la riduzione del numero di generazioni entro cui la cittadinanza si trasmette automaticamente.

Con la nuova disciplina, solo i discendenti fino alla seconda generazione (figli e nipoti di cittadini italiani) potranno ottenere la cittadinanza iure sanguinis in modo automatico.

Questo significa che i figli di cittadini italiani nati all’estero avranno diritto alla cittadinanza italiana solo se: uno dei genitori è nato in Italia (basta uno solo); oppure se, prima della nascita del figlio, uno dei genitori ha risieduto per almeno due anni continuativi in Italia.

L’obiettivo della norma è garantire che la cittadinanza sia collegata a un’effettiva appartenenza alla comunità nazionale, evitando che venga acquisita esclusivamente in base alla discendenza biologica.

Un limite secondo da non prendere sottogamba è quello posto in essere nei confronti di chi possiede già un’altra cittadinanza: in tali casi, il mancato rispetto dei requisiti previsti dalla nuova normativa comporterà la perdita dello status di cittadino italiano.

Tuttavia, il decreto-legge chiarisce che il provvedimento non avrà effetti retroattivi per chi ha già ottenuto il riconoscimento della cittadinanza prima della sua entrata in vigore.

Le richieste di cittadinanza documentate e presentate entro il 27 marzo 2025 saranno trattate secondo le vecchie disposizioni, mentre tutte le nuove istanze saranno soggette alla normativa riformata.

Accertamento della cittadinanza e stato di apolidia, come cambia il contenzioso

Il decreto introduce specifiche disposizioni riguardanti le controversie in materia di cittadinanza e di accertamento dello stato di apolidia. Nello specifico, si stabilisce in primis che giuramento e la testimonianza non saranno più ammessi come mezzi di prova per dimostrare il diritto alla cittadinanza.

In secondo luogo l’onere della prova sarà riposto del tutto su chi richiede il riconoscimento della cittadinanza italiana, il quale dovrà dimostrare l’assenza di cause ostative previste dalla legge. Una simile modifica serve a fare fronte all’esigenza di evitare abusi e di rendere più rigorosa la verifica dei requisiti per l’ottenimento della cittadinanza.

Il principio del legame effettivo e la residenza qualificata

Ad ogni modo, il fulcro della riforma è l’introduzione, nel disegno di legge, del principio internazionale del “legame effettivo”, che impone la presenza di un rapporto concreto e duraturo tra il richiedente e lo Stato italiano.

Per soddisfare tale requisito, sarà necessario dimostrare una residenza qualificata in Italia, ossia la permanenza sul territorio nazionale per almeno due anni continuativi. Questo principio si pone in armonia con la Convenzione europea sulla cittadinanza del 1997, che stabilisce che il riconoscimento della cittadinanza non possa essere svincolato da un effettivo legame con il Paese che la concede.

Inoltre, il nuovo disegno di legge prevede che la registrazione dell’atto di nascita di un discendente di cittadini italiani nati all’estero debba avvenire prima del compimento del venticinquesimo anno di età. In caso contrario, si presume l’assenza di un legame effettivo con l’Italia, precludendo la possibilità di richiedere la cittadinanza.

Perdita della cittadinanza per desuetudine

Forse tra le novità che fanno più scalpore vi è l’introduzione della perdita della cittadinanza per desuetudine. Stante alla nuova legge, chi è nato all’estero, non risiede in Italia e possiede un’altra cittadinanza, perderà lo status di cittadino italiano se non manterrà un vincolo effettivo con la Repubblica per almeno 25 anni.

Il mancato esercizio dei diritti connessi alla cittadinanza o l’assenza di adempimenti dovuti (ad esempio, il pagamento delle imposte o l’aggiornamento delle iscrizioni anagrafiche) saranno elementi considerati come prova della perdita del legame con il Paese.

Misure di sostegno all’immigrazione di ritorno

Il disegno di legge prevede, al contempo, alcune misure per incentivare il rientro in Italia dei discendenti di emigrati italiani. Si pensi ad esempio alla possibilità per i figli minorenni di cittadini italiani di acquisire la cittadinanza con una semplice dichiarazione se nascono o risiedono in Italia per almeno due anni.

Lo stesso discorso vale per la conferma del diritto di riacquisto della cittadinanza per chi l’abbia persa, a condizione che risieda in Italia per almeno due anni;

Da non trascurare altresì la possibilità di ottenere la cittadinanza dopo tre anni di residenza in Italia per chi abbia almeno un nonno italiano, riducendo il termine previsto per gli altri stranieri. Inoltre, viene confermata la possibilità per i coniugi di cittadini italiani di accedere alla cittadinanza, ma solo se residenti in Italia.

Centralizzazione della gestione delle richieste di cittadinanza

Un’ulteriore novità riguarda la revisione dei servizi consolari in materia di cittadinanza. Le nuove norme prevedono la creazione di un ufficio centrale presso il Ministero degli Affari Esteri, che sostituirà i consolati nella gestione delle richieste di cittadinanza.

Durante il periodo transitorio di un anno, i consolati continueranno a esaminare le domande, ma con un numero limitato di pratiche accettate. L’obiettivo è quello di razionalizzare le procedure, riducendo le tempistiche e migliorando l’efficienza del servizio.

Inoltre, il provvedimento introduce misure per la modernizzazione dei servizi consolari, tra cui la semplificazione delle procedure per il rilascio di passaporti, carte d’identità e certificati anagrafici per i cittadini italiani all’estero.

Possiamo concludere questo excursus normativo sottolinenando come il nuovo pacchetto di misure approvato dal governo si possa definire quasi un significativo giro di vite sulla concessione della cittadinanza iure sanguinis, introducendo criteri più rigorosi e subordinando il riconoscimento della cittadinanza alla sussistenza di un legame effettivo con l’Italia.

Parallelamente, la riforma introduce strumenti per agevolare il rientro in Italia dei discendenti di emigrati italiani e razionalizza le procedure di riconoscimento della cittadinanza attraverso la creazione di un ufficio centralizzato.

Questi interventi segnano un cambio di paradigma rispetto alla tradizionale concezione della cittadinanza basata esclusivamente sulla discendenza, orientando il sistema verso criteri più selettivi e in linea con gli standard europei.

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