Colf & moglie, è possibile?
Quando una persona diventa anziana e si rende conto di non avere più autonomia per riuscire a gestirsi soli può diventare necessario avere una badante.
Ma se a voler essere accuditi si preferisce la propria moglie, è possibile assumerla come collaboratore domestico così da versarle i contributi?
In realtà non sempre si può. Tuttavia la legge consente delle eccezioni a questa regola, nei seguenti casi.
Colf o badante del marito, come comportarsi
Sui generis una moglie non può essere assunta dal marito come collaboratore domestico, dal momento che le prestazioni che eroga nel nucleo familiare fanno parte di quei compiti, a titolo gratuito, che i coniugi devono prestare come diritto o dovere reciproco per le promesse matrimoniali.
Per cui tutto ciò che fa al proprio marito non può essere considerato un rapporto di lavoro subordinato per la cura della persona o della casa coniugale.
Secondo il nostro ordinamento tuttavia esistono delle eccezioni circa la situazione in cui un marito o una moglie ha facoltà di assumere il proprio coniuge. I casi in cui l’assunzione è possibile sono i seguenti:
• invalido di guerra con indennità di accompagnamento
• mutilato o invalido civile con indennità di accompagnamento
• cieco civile con indennità di accompagnamento
• grande invalido per cause di servizio o di lavoro con indennità di accompagnamento.
Sono queste situazioni che la giurisprudenza riconosce ampiamente dando la possibilità di effettuare una vera e propria assunzione, ovviamente a patto che tutto quello che deve fare non faccia parte dei meri diritti e/o doveri coniugali.
Sarebbe tutto molto meno complicato se per avere questa possibilità e aumentare la contribuzione della persona assunta, si chiedesse all’ente previdenziale INPS una autorizzazione che permetta di proseguire volontariamente ai versamenti contributivi per fare in modo che possa versare i 7 anni di contributi che le mancano al diritto.