Cosa fare se una badante non si vuole vaccinare
Il covid ha messo a soqquadro un po’ tutta l’Italia. La ricerca ha cercato di mettere a punto nel più breve tempo possibile un vaccino che potesse limitare i danni da contagio.
Tuttavia molte sono le persone rimaste scettici circa questo farmaco e che hanno pertanto preferito non vaccinarsi.
Ma cosa accade se tra questi titubanti c’è una badante che deve assistere un anziano fragile e per nulla autosufficiente?
Il discorso sull’obbligo o meno di vaccinarsi, sulle limitazioni nei riguardi di coloro che non sono in possesso del cosiddetto Green Pass è stato il più popoloso in queste ultime settimane.
Per i rischi che pazienti malati o con difese immunitarie basse corrono nel caso di contagio, qualcuno considerevole giusto obbligare alcune categorie di lavoratori, a cominciare da quelli impiegati nella sanità e nelle residenze sanitarie, a sottoporsi a vaccino.
Tra queste categorie c’è chi fa rientrare anche per i badanti o i collaboratori domestici, che assistendo h24 e a 360 gradi gli anziani, devono poi tutelare. Ovviamente stiamo parlando di milioni e milioni di lavoratori, nella maggior parte dei casi purtroppo privi di un contratto di lavoro, o addirittura stranieri non comunitari, anche senza un regolare permesso di soggiorno.
In attesa che il Governo assuma una posizione a riguardo, come ha spiegato anche il sottosegretario alla salute Andrea Costa, c’è stato bisogno di mettersi per così dire in posizione di emergenza.
Tale posizione prevede l’idea di inserire nei nuovi contratti di assunzione una clausola che induca l’assistente familiare, colf, badante o baby sitter, ad esprimere la propria volontà e/o intenzione a vaccinarsi o ad essere già in possesso di un green pass valido.
In realtà questa nuova regola si può applicare anche nei contratti di assunzione nei rapporti di lavoro esistenti apportando delle piccole modifiche. Per quanto estrema, questa appare essere la sola alternativa valida per tutti coloro che necessitano di assistenza ma rientrano nel novero delle categorie di persone fragili.
Molti sindacati sono stati infatti contattati nell’ultimo periodo per capire come comportarsi nel caso in cui il proprio domestico si rifiuti di sottoporsi a vaccino.
Dal momento che si tratta di un lavoro che non può garantire un valido distanziamento, o che in taluni casi non si sposa bene con l’utilizzo di dispositivi di protezione, la vaccinazione appare essere la sola soluzione per ridurre all’osso e in concreto il rischio di trasmissione del virus.
Una decisione questa atta a tutelare sì il datore ma anche il lavoratore stesso.
Pertanto in presenza di un badante per nulla favorevole a sottoporsi a vaccinarsi, il suo comportamento può essere considerato come un motivo di mancata fiducia.
Ed essendo la fiducia i principio cardine di un rapporto di lavoro domestico, il datore avrà la possibilità di interrompere il contratto in qualunque momento lo ritenga opportuno, potrà in pratica licenziare il lavoratore domestico, fermo restando che rispetti il periodo di preavviso previsto dalla legge.
Un passo dovuto che forse darà a tutti coloro contrari al vaccino reale contezza dell’esigenza di doversi cautelare e dover cautelare tutte le persone che li circondano.