Litigi tra marito e moglie: è violenza sui figli
I litigi fra moglie e marito possono essere considerati una vera e propria violenza sui figli, in quanto possono causare un danno psicologico.
Infatti, secondo gli esperti, se un bambino vede il litigio fra i genitori (può bastare anche solo un episodio) può restarne profondamente sconvolto, e può cominciare a provare dentro di sé insicurezza e paura, che gettano ombre sulla sua crescita.
Insomma, la violenza di fronte ai bambini (anche la sola violenza verbale e le sfuriate) è estremamente dannosa a livello psicologico e per la serenità dei figli: questo al punto che perfino la Cassazione, negli ultimi tempi, ha emesso una sentenza dove riconosce la configurazione del reato di maltrattamento in capo ai genitori che litigano con violenza di fronte ai figli, costringendo questi ultimi ad assistere a queste scenate.
I litigi fra marito e moglie, secondo i giudici, possono integrare una vera e propria violenza sui figli: dal punto di vista della fattispecie penale, parliamo di un maltrattamento in famiglia.
Infatti il codice penale prevede come reato i maltrattamenti in famiglia o verso i familiari.
Certo, per poter comprendere in che modo la Cassazione abbia sancito che i litigi violenti siano maltrattamento, bisogna comprendere l’ampiezza della parola in questione.
Maltrattamento può anche essere inteso in modo più ampio, non solo come una lesione fisica, ma anche come il litigio di fronte ai minori che può condizionare la loro sicurezza, può instillare nel minore timore, paura, sofferenza, ansia.
Insomma, non solamente la violenza attiva può rilevare ai fini della configurazione del reato di maltrattamenti in famiglia – ci dice la Cassazione – ma anche la violenza passiva.
Quando, quindi, il conflitto fra madre e padre va a coinvolgere anche indirettamente i figli, che diventano quindi spettatori di liti molto feroci e violente, allora anche i figli sono maltrattati.
Non occorrono quindi lesioni, botte, minacce e ingiurie per integrare il reato in questione. I litigi violenti di fronte ai minori, se sono protratti nel tempo, creano un clima di sofferenza nella vittima, in questo caso sofferenza psichica: questo integra la condotta abituale della violenza.
E dato che il minore dovrebbe vivere in un ambiente sereno e sano, esso è tutelato dallo Stato; se le litigate sono continue e violente (non sarebbe quindi sufficiente un solo litigio sporadico) e il clima familiare è contrassegnato dalla veemenza e dalla ferocia, se – dopo un’indagine condotta sui minori – si possa effettivamente stabilire che essi hanno subito un certo disagio, ecco allora che viene integrato il reato di maltrattamento.
Occorre quindi, ai fini della configurazione del reato, controllare se i bambini abbiano assistito per più riprese a delle liti violente, che hanno caratterizzato il clima della famiglia, e se riportino un disagio come conseguenza delle stesse.