Diventare avvocato penalista: percorso, competenze e opportunità
L’avvocato penalista è una figura chiave del sistema giuridico, specializzata appunto nel diritto penale e chiamata a rappresentare imputati o vittime nei procedimenti penali. Il suo compito richiede una profonda conoscenza delle leggi, delle procedure giudiziarie e un forte senso etico, rendendolo uno dei ruoli più stimolanti e impegnativi della professione legale.
Diventare un avvocato penalista non è un percorso semplice: richiede anni di studio, pratica sul campo e il superamento di esami decisamente non semplici. In questo articolo vedremo i passaggi fondamentali per intraprendere tale carriera, quelle che sono le competenze richieste ed infine le opportunità professionali che offre.
Cosa fa un avvocato penalista?
Un avvocato penalista si occupa di casi che riguardano la violazione delle norme penali. Il suo ruolo può essere duplice: difensore di fiducia, scelto direttamente dall’imputato o dalla vittima per rappresentarne gli interessi; difensore d’ufficio, nominato in assenza di un avvocato scelto dall’assistito.
I reati trattati da un penalista sono numerosi e spaziano dai crimini contro la persona, come omicidio, violenza sessuale e sequestro, a quelli contro il patrimonio, come furto e rapina. Altri casi possono includere cyberbullismo, diffamazione, guida in stato di ebbrezza, peculato e concussione.
Sicuramente la complessità e la varietà delle questioni trattate rendono essenziale una preparazione ampia e approfondita.
Il percorso formativo per diventare avvocato penalista
Per diventare avvocato penalista, il primo passo è ottenere una laurea in giurisprudenza. Questo ciclo di studi quinquennale è aperto a tutti gli studenti diplomati e prevede il completamento di 300 crediti formativi universitari (CFU).
Negli ultimi anni, molti studenti hanno optato per corsi di laurea online offerti da università riconosciute, che consentono di studiare da remoto con la stessa validità legale delle lauree tradizionali. Questa modalità si rivela particolarmente utile per chi vuole ottimizzare i tempi e concentrarsi maggiormente sullo studio.
Il praticantato forense: un passo obbligato
Dopo la laurea, è necessario intraprendere un tirocinio legale presso uno studio specializzato. Questo periodo, noto anche come praticantato forense, dura 18 mesi e rappresenta una fase importante per acquisire le competenze pratiche necessarie al corretto svolgimento della professione.
Durante il tirocinio, il praticante partecipa a udienze, redige atti legali e si confronta con questioni giuridiche concrete sotto la supervisione di un avvocato esperto.
Il tirocinio è suddiviso in tre semestri, ciascuno dei quali richiede la documentazione delle attività svolte. Inoltre, i praticanti devono frequentare corsi obbligatori e superare una prova finale. Dopo i primi sei mesi di praticantato, è possibile ottenere l’abilitazione al patrocinio, che consente di gestire autonomamente casi di minore entità.
Percorsi alternativi al tirocinio tradizionale
Oltre al tirocinio presso uno studio legale, esistono opzioni alternative che possono agevolare l’accesso alla professione.
Tra queste ci sono le scuole di specializzazione per le professioni legali che offrono una formazione biennale che sostituisce un anno di pratica forense; il tirocinio presso uffici giudiziari che combina sei mesi presso uno studio legale con un anno di esperienza in enti pubblici, come l’avvocatura dello Stato o tribunali; infine vi è la possibilità di svolgere il cosiddetto semestre europeo che consente di svolgere parte del tirocinio in un altro Paese dell’Unione Europea, offrendo l’opportunità di apprendere una nuova lingua e conoscere sistemi giuridici differenti.
L’esame di abilitazione
L’esame di Stato per l’abilitazione alla professione forense si articola in due prove, una scritta e una orale e si svolge presso le sedi delle Corti di Appello presenti su tutto il territorio nazionale, inclusa la sezione distaccata di Bolzano della Corte di Appello di Trento.
La prova scritta consiste nella redazione di un atto giudiziario basato su un quesito fornito dal Ministero della Giustizia. I candidati possono scegliere tra diritto civile, diritto penale e diritto amministrativo come materia di riferimento per il proprio elaborato.
Il tempo a disposizione per completare l’atto è di sette ore dalla dettatura del tema da parte della commissione.
La prova orale si svolge in forma pubblica, a una distanza minima di 30 giorni dalla pubblicazione degli esiti della prova scritta. Questa prova si articola in tre momenti: la discussione di una questione pratico-applicativa su un caso scelto dal candidato; il confronto su tre materie selezionate dal candidato, di cui almeno una di diritto processuale; e una dimostrazione di conoscenze relative all’ordinamento forense, ai diritti e ai doveri dell’avvocato.
Gli elaborati scritti sono corretti da commissioni esterne alla sede di esame, in base a un sistema di sorteggio che garantisce equità nel processo di valutazione. Le fasce di abbinamento delle sedi sono organizzate in base al numero di candidati per garantire una distribuzione omogenea del carico di lavoro.
Per quanto riguarda la prova orale, la sottocommissione sorteggiata predispone i calendari, e ogni candidato riceve con almeno 30 giorni di anticipo tutte le informazioni relative a data, ora e sede, tramite il proprio profilo personale. Durante questa fase, la durata complessiva della prova viene definita sulla base di criteri di ragionevolezza ed equità.
La valutazione delle prove si basa su un sistema a punteggio: per la prova scritta, ogni commissario assegna un massimo di dieci punti; per la prova orale, i punteggi sono attribuiti su ciascuna materia prevista. È considerato idoneo il candidato che ottiene almeno 18 punti in ogni materia e un punteggio complessivo non inferiore a 105.
Opportunità e prospettive di carriera
L’avvocato penalista può intraprendere diverse strade professionali, lavorando in studi legali privati, collaborando con enti pubblici o avviando una propria attività. La specializzazione e l’esperienza acquisita possono aprire le porte a incarichi di prestigio, come la difesa in casi mediatici o la consulenza per aziende e organizzazioni.
Dal punto di vista economico, i guadagni di un penalista variano notevolmente in base all’importanza dei casi seguiti, alla reputazione dello studio legale e alla regione in cui opera. In media, il reddito annuale si aggira intorno ai 40.000 euro, con punte più alte per i professionisti affermati nelle grandi città o in studi di prestigio.