Badanti: le ultime sentenze e il lavoro assistenziale
Il lavoro assistenziale delle c.d. badanti è stato sottoposto, negli ultimi anni, a diverse pronunce da parte della Corte di Cassazione (e non solo) che hanno contribuito a delineare i contorni di alcuni istituti giuslavoristici connessi a questa professione, sempre più diffusa nel nostro Paese.
Esaminiamo, di seguito, alcune delle sentenze più importanti e gli impatti che hanno avuto sul lavoro delle badanti.
Badante e rapporto di lavoro subordinato
Come definire il rapporto di lavoro fra la badante ed il datore di lavoro come di natura subordinata, con la conseguente applicazione della normativa di settore?
Secondo la Cassazione civile, se il rapporto di lavoro, per la continuità, per la durata, e per il modo di pagamento del compenso, e la (pur minima) organizzazione imprenditoriale da parte del datore di lavoro, può configurarsi subordinato.
In sostanza, osservando queste tipiche condizioni, è possibile ritenere che sia in atto un rapporto di lavoro subordinato (anche dal fatto che la badante si trovi all’interno dell’abitazione dei familiari, non essendo altrimenti giustificata la sua presenza all’interno del luogo).
Badanti e lavoro in nero: cosa dice la giurisprudenza
Il rapporto fra lavoro in nero e lavoro assistenziale è abbastanza noto, anche per la difficoltà in capo alle autorità di far emergere questa tipologia di professione non regolare. Ma la legge parla chiaro: anche la badante deve essere regolarizzata, ai sensi del CCNL sul lavoro assistenziale.
Un collaboratore domestico potrebbe chiedersi in che modo provare la sussistenza di un rapporto di lavoro, se svolto in nero, e come procurarsi le prove utili nel caso in cui si andasse fino in tribunale.
La Corte di Cassazione ha così sentenziato che la badante, se assunta in nero, può provare l’esistenza del rapporto di lavoro anche per mezzo di un videoregistratore.
In sostanza, la Corte ha sentenziato che i lavoratori domestici possono dimostrare l’esistenza del rapporto di lavoro anche usando telecamere e registratori, dimostrando in questo modo di avere svolto servizio fra le mura di casa del committente.
Le prove, poi, possono essere usate nel corso di un processo, anche per chiedere ferie, buonuscita, o per richiedere il pagamento di arretrati.
Ovviamente, una simile situazione rischia di violare la privacy della famiglia: ecco perché è necessario, secondo la Cassazione, che la badante sia inquadrata quando registra la telecamera e le scene riprese non devono riguardare azioni di vita privata.
Pagamento dello straordinario
Il pagamento del lavoro straordinario alla badante non è dovuto, secondo la Cassazione, nel caso in cui la badante scelga liberamente di dedicare il tempo libero alla compagnia dell’assistito.
Nel caso di specie la badante si era trattenuta anche nel weekend presso la casa dell’assistito, effettuando così servizio extra, senza che le fosse richiesto.
Essendoci il carattere della spontaneità, non è possibile richiedere lo straordinario in questi casi; in altri casi, invece, va regolamenta pagato.
Badanti e reati di maltrattamenti in famiglia
Può accadere che la badante rimanga vittima di maltrattamenti nell’ambito del rapporto familiare.
In questo caso, però, la configurazione del reato di maltrattamenti in famiglia, di cui all’art. 572 del codice penale, si realizza anche nei confronti della badante: la situazione di convivenza è sufficiente per la configurazione della fattispecie, secondo la Corte di Cassazione, non essendo necessario che si configuri un rapporto di familiarità o lavoro.
Badanti e alloggio pubblico
La badante ha diritto di subentrare assieme ai familiari nell’assegnazione dell’alloggio di edilizia residenziale pubblica, in caso di decesso del soggetto assegnatario originale.
Vi ha diritto in quanto persona caratterizzata dalla convivenza stabile, con assistenza materiale e morale, insieme al resto della famiglia: questa la decisione del TAR dell’Umbria.