La legge attuale prevede un’attesa di 10 anni di residenza per poter presentare l’istanza di cittadinanza italiana, il referendum abrogativo intende dimezzare questa attesa
Tutto quello che c’è da sapere sul Referendum Cittadinanza
Argomento che lascia aperti spiragli di confronto e discussioni nella nostra società in questi giorni, agevolato anche dall’ampio sostegno di personaggi di spicco (da Roberto Saviano a Ghali, passando per Kasia Smutniak e altri), quello del referendum sulla cittadinanza sta diventando, o comunque è destinato a diventare, un’importante opportunità di revisione della normativa vigente in materia di acquisizione della cittadinanza italiana.
L’iniziativa, promossa da un ampio fronte di cittadini e personalità pubbliche, mira a raccogliere il maggior numero di firme entro il 30 settembre 2024 per poter indurre un cambiamento legislativo. Una simile proposta, qualora approvata, andrebbe a modificare i tempi di attesa per la naturalizzazione, riducendoli da dieci a cinque anni di residenza legale in Italia.
Il referendum modifica l’articolo 9 della legge n. 91/1992 per ridurre da 10 a 5 anni il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.
E considerato che nel giro di pochi giorni sono state raggiunte già più di 600.000 firme, le probabilità di andare al voto sono molto alte, con il vaglio ovviamente della Corte Costituzionale.
La normativa attuale sulla cittadinanza per residenza
Attualmente in Italia è in vigore la legge sulla cittadinanza, n. 91 del 1992, che all’art. 9 disciplina il diritto di richiedere allo Stato Italiano la cittadinanza per residenza (con una diversificazione delle durate minime a seconda di parametri soggettivi: status di rifugiato, cittadinanza dell’unione europea, apolidia..).
Tale norma italiana, più nel dettaglio, stabilisce che la cittadinanza per naturalizzazione possa essere richiesta a condizione di avere trascorso almeno dieci anni di residenza legale e ininterrotta sul suolo italiano (oltre ad altri parametri come la conoscenza della lingua italiana, l’assenza di pendenze penali..).
Questa lunga attesa ha suscitato dibattiti e critiche, poiché risulta arretrata rispetto a molte altre legislazioni europee che prevedono requisiti più flessibili. E se il referendum abrogativo dovesse trovare largo consenso, più di 2,5 milioni di stranieri potrebbero, previa domanda e sussistenza degli altri requisiti, diventare effettivi cittadini italiani.
Gli obiettivi del referendum e le implicazioni legali
Il referendum sulla cittadinanza sarà di tipo abrogativo, il che vuol dire che il suo scopo sarà quello di modificare esclusivamente la durata della residenza necessaria per la naturalizzazione, mantenendo invariati gli altri requisiti, come l’assenza di reati, l’inserimento socio-economico e le capacità linguistiche.
Con l’approvazione della proposta, gli stranieri che vivono in Italia da almeno cinque anni potrebbero richiedere la cittadinanza, favorendo così una maggiore integrazione e coesione sociale.
il quesito referendario: «Volete voi abrogare l’art. 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonche’ la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.“, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza”?».
L’indizione del referendum comporterebbe non solo una modifica legislativa, ma anche un significativo impatto sulla percezione della cittadinanza in Italia. La possibilità di ottenere la cittadinanza in tempi ridotti potrebbe incoraggiare una maggiore partecipazione dei cittadini stranieri alla vita politica e sociale del Paese.
Inoltre, si tratterebbe di un passo avanti verso una maggiore armonizzazione con le normative europee, favorendo quel contesto di inclusione e integrazione di cui si parla spesso ma che non vede mai una vera e propria concreta attuazione.
Differenze con altre proposte di cittadinanza
È importante sottolineare che il referendum non riguarda altre forme di acquisizione della cittadinanza, come quella per matrimonio o per nascita, né si sovrappone alle discussioni sullo “ius soli” o lo “ius scholae”, che negli anni scorsi hanno suscitato egual clamore tra le proposte di legge (con la discussione estiva tra Forza Italia e gli altri Partiti dell’attuale compagine Governativa).
Queste ultime, infatti, mirano a garantire diritti di cittadinanza ai figli dei migranti nati o cresciuti in Italia, proponendo un approccio ancora più inclusivo e innovativo rispetto alla legge vigente.
l’art. 9 Legge n. 91/92, prevede che la cittadinanza italiana può essere concessa con decreto del Presidente della Repubblica. Gli anni di residenza necessari variano a seconda dei casi:
10 anni di residenza per i cittadini extracomunitari (art. 9 lett. f);
4 anni di residenza per i cittadini dell’Unione europea (art. 9 lett. d);
5 anni di residenza per gli apolidi ( 9 lett. e ) e i rifugiati politici ( art. 16 c.2 );
5 anni di residenza per gli stranieri maggiorenni adottati da cittadini italiani (art.9 lett. b);
Le firme: supporto sociale e modalità di raccolta firme
Tornando alla partecipazione popolare, in pochi giorni, sono state raccolte oltre 600.000 firme, dimostrando un ampio supporto nella Società Civile per la causa. La mobilitazione si è estesa anche al mondo degli influencer e delle personalità pubbliche, che hanno utilizzato le loro piattaforme per sensibilizzare l’opinione pubblica.
Questa campagna di sostegno è cruciale non solo per raggiungere il traguardo delle firme necessarie, ma anche per accrescere la consapevolezza sull’importanza del tema della cittadinanza e dell’integrazione.
Per partecipare attivamente alla raccolta delle firme, i cittadini sono invitati ad accedere alla piattaforma online dedicata, previa autenticazione tramite SPID o carta d’identità elettronica. In alternativa, è possibile recarsi fisicamente presso gli stand dislocati in diverse città italiane.
Questa diversificazione delle modalità di raccolta mira a garantire un’ampia partecipazione, superando eventuali ostacoli burocratici e tecnologici (per coloro i quali sono meno pratici di sistemi informatici):
A ben vedere, il referendum sulla cittadinanza rappresenta un momento cruciale per la modernizzazione della nostra società, la quale mantiene tuttora un approccio conservativo in materia di immigrazione e integrazione.
La raccolta delle firme rappresenterebbe insomma solo il primo piccolo passo verso un possibile cambiamento che potrebbe avere effetti duraturi sulla società italiana.
La possibilità di ottenere la cittadinanza in tempi più brevi non solo faciliterebbe l’integrazione degli stranieri, ma contribuirebbe anche a una società più coesa e pluralistica, più aperta a nuovi orizzonti.
L’auspicio è che il dibattito attorno a questo tema possa proseguire, coinvolgendo sempre più cittadini e promuovendo una riflessione profonda su cosa significhi essere cittadini in Italia oggi.
Con l’indizione del referendum, si aprirà una nuova fase di discussione e partecipazione democratica, nella quale ogni voce potrà contribuire a plasmare il futuro del Paese.
E’ previsto un controllo di validità formale della Corte di Cassazione e il vaglio della Corte Costituzionale, dopo si aprirà la fase della consultazione entro il mese di giugno 2025.