Riforma della cittadinanza, dal 1° dicembre si riparte in Senato

Finalmente la riforma della cittadinanza in base allo ‘ius soli’ e allo ‘ius culturae’ dovrebbe riprendere dal 1° dicembre la discussione in Senato, ma è una corsa ad ostacoli

Sembrava tutto pronto per una rapida approvazione della riforma che modificherà profondamente le regola per la cittadinanza italiana, ma in realtà la discussione in Senato è ferma e probabilmente non ripartirà prima dell’inizio di dicembre, anche se questo è un passaggio fondamentale perché le regole sono già state approvate alla Camera e hanno bisogno del vaglio nell’altro ramo del Parlamento prima di entrare in vigore.

La discussione in Senato della riforma è stata posticipata per questioni più urgenti, a cominciare dalla Legge di Stabilità, anche se questa settimana le nuove norme che interessano soprattutto i figli degli immigrati nati in Italia sono approdate in Commissione Affari costituzionali. Per il momento però è tutto bloccato e alla ripresa dei lavori verrà molto probabilmente discussa la pregiudiziale di costituzionalità posta dalla Lega Nord che in realtà sembra soltanto un modo per rallentare l’approvazione della legge.

La realtà però è che un colpo durissimo piuttosto potrebbe essere assestato dall’onda emotiva seguita ai tragici attentati del 13 novembre a Parigi che sta portando in tutta Europa ad una stretta nelle regole anche per chi viva stabilmente nel nostro continente da emigrato e sia già alla seconda generazione. Sono molti infatti gli esponenti politici, di centrodestra, a cominciare da quelli della Lega Nord e di Fratelli d’Italia, che hanno annunciato l’intenzione di opporsi allo ‘ius soli’ voluto fortemente da Matteo Renzi e dal Pd.

Una norma che in sostanza prevede la cittadinanza italiana sin dalla nascita per i figli di stranieri legalmente residenti nel nostro paese e titolari di carta di soggiorno (ossia lo ‘ius soli’) ma anche per i ragazzi che arrivano da piccoli e frequentano le scuole in Italia, il cosiddetto ‘ius culturae’.

Martedì 1° dicembre, quando dovrebbero partire i lavori in Senato, si annuncia battaglia. Oltre alle pregiudiziali della Lega Nord, ci sono le perplessità di altri. Quelle di Forza Italia sono state evidenziate in una redente intervista a ‘Il Tempo’ da Laura Ravetto: “In Italia vogliamo replicare un modello che in Francia ha dimostrato di non funzionare? La politica europea dell’integrazione ha fallito, alle volte sono gli immigrati a non volersi integrare o magari siamo noi che non siamo nelle condizioni di poterli assimilare nella nostra società. Siamo sicuri che sia il caso di regalare passaporti a tutti?”.

Ma la relatrice del Ddl in Senato, Doris Lo Moro (Pd), non molla: “L’intenzione mia e del Governo – ha detto – è di andare sino in fondo. Ma la discussione è tutta da costruire, anche perché affronteremo questo tema in un . Vogliamo evitare che si confondano temi che non hanno niente a che fare tra loro. L’emergenza è un conto, ma questa è una risposta a un’immigrazione stanziale e decennale presente nel nostro Paese”.

Un problema ulteriore però potrebbe derivare dai costi: due giorni fa, il 25 novembre, sempre in Senato in Commissione Bilancio si è affrontato il tema delle maggiori spese che potrebbero derivare dalla cittadinanza allargata, perché ovviamente tutti i cittadini italiani hanno diritto agli assegni di maternità, gli assegni familiari e quelli sociali. Secondo la relatrice, Magda Zanoni (Pd), non risulta essere stata prodotta una relazione tecnica che provveda a quantificare ed individuare gli oneri connessi al provvedimento.

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